Il dibattito sulle pensioni sembra essersi nuovamente infiammato dopo la sentenza della Consulta, che ha dichiarato illegittimo il blocco delle pensioni introdotto dalla legge Fornero, nonostante il lungo letargo delle opposizioni, e dei sindacati, all’approvazione di quella stessa legge che pesantemente aveva riformato il sistema pensionistico italiano.

Da pochi giorni l’Istat ha reso nota l’analisi sulla distribuzione delle pensioni per l’anno 2013, che offre un quadro approfondito sulla composizione della spesa pensionistica non soltanto in termini di genere e territoriali, ma anche della sua distribuzione strictu sensu.

Nella nota dell’Istat si legge che la spesa pensionistica per il 2013 ammonta a 273 miliardi di euro; i redditi pensionistici medi sono superiori per gli uomini (19.686 euro contro i 13.921 euro per le donne in termini annuali).

Tuttavia le donne rappresentano più della metà “(il 52,9%) dei pensionati (8,7 su 16,4 milioni)”. Per capire il divario nel reddito pensionistico tra uomini e donne basta considerare che poco più della metà delle donne percepisce un reddito pensionistico che non raggiunge i mille euro mensili, mentre la quota di pensionati sotto tale soglia è il 31%.

Molto più accentuata è la differenza di genere per le pensioni alte, se non altissime, di chi guadagna oltre i 5000 euro mensili: solo una donna ogni cinque uomini percepisce un reddito pensionistico oltre tale soglia.

Queste differenze dipendono sia dal tipo di pensione percepita sia dagli importi per le stesse categorie di pensione: l’incidenza delle pensioni di invalidità civile, di pensioni sociali, di guerra e ai superstiti, mediamente inferiori rispetto a quelle di vecchiaia, è più elevata tra le donne. Al contrario, su cento pensioni di vecchiaia, solo 44 hanno come beneficiaria una donna ma la spesa rappresenta solo il 32,9% del totale di questa tipologia, dato che mediamente le donne percepiscono pensioni più basse di circa 7mila euro l’anno.

Come spiega già l’Istat, tali differenze sono riconducibili alle differenti storie lavorative. Non è una novità, ma è bene ribadire che molto è dovuto alla scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Una questione che ha caratterizzato la storia del mercato del lavoro italiano, ma anche quella dell’emancipazione della donna in Italia, e che rimane di estrema attualità: per ogni 100 donne occupate, nel 2013, ci sono 91 pensionate.

Andando oltre lo spaccato di genere, il rapporto Istat affronta più nel dettaglio la distribuzione totale dei redditi pensionistici. Purtroppo, anche in merito alle pensioni, i temi distributivi sono poco affrontati nel dibattito pubblico italiano, nonostante essi, sulla base dei fatti, siano in grado di confutare la retorica dei “giovani contro i vecchi” e riabilitare, invece, la distanza che sempre più separa quelli che stanno in basso contro quelli che si trovano in alto nella distribuzione dei redditi (anche pensionistici).

Stando ai dati, tra gli uomini, il 31 percento ha un reddito da pensione fino ai mille euro al mese e assorbe il 10.8% della spesa pensionistica, cioè quasi lo stesso ammontare totale di spesa che va a favore di quell’esiguo 2.3% dei pensionati che supera i 5000 euro al mese; infatti, la spesa pensionistica per questi ultimi rappresenta il 9.5% del totale della spesa.

Ancora una volta, i fatti parlano da sé: esiste una fortissima disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e quelli pensionati non fanno eccezione.

Chissà, forse un giorno anche in Italia si potrà affermare una narrazione che faccia leva su questo conflitto evidente e non invece sull’appartenenza a una categoria di individui piuttosto che un’altra.