Marine Le Pen rischia il regolamento di conti interno al Front National: da tempo annunciato, potrebbe ancora arrivare. Se infatti la leader dell’estrema destra ha raccolto circa 11 milioni di voti nelle presidenziali, che si sono però concluse con una sconfitta cocente, anche per le legislative, da cui solo pochi mesi fa i frontisti attendevano decine di eletti, il bilancio finale è modesto: 8 deputati, il Fn ne aveva 2, e l’impossibilità di formare un gruppo parlamentare e aggiudicarsi i finanziamenti relativi.

Si apre da oggi un ufficio politico che dovrà definire il calendario del congresso in programma entro la fine dell’anno, e con questo una fase complessa per il Fn, diviso tra l’anima più «social-nazionale», anti-Ue e anti-euro, incarnata dal numero 2 del partito, Florian Philippot, sconfitto in Mosella, e quella più tradizionale che punta a una riunificazione, di segno radicale, delle diverse destre, che troverà nella neodeputata Emmanuelle Ménard, moglie del sindaco Fn di Béziers, Robert Ménard, la sua nuova portavoce.

Uno scontro interno che potrebbe portare anche a fratture ma che non deve far dimenticare come il Front National prosegua nel frattempo la sua opera di radicamento, nel sudovest, dove è stato eletto il compagno di Marine, Louis Aliot, nel sudest, dove è stato riconfermato Gilbert Collard, e soprattutto nella regione dell’ex bacino minerario del Pas-de-Calais dove è la forza politica egemone, al punto di eleggere ben 5 deputati, compresa la stessa leader del partito che ha fatto da tempo della cittadina di Hénin-Beaumont la sua roccaforte.