Dopo il trattamento riservato al lavoro autonomo professionale dal governo Renzi, e l’annuncio del Presidente del Consiglio di una pronta marcia indietro, i freelance e i lavoratori autonomi chiedono di cambiare nel Milleproroghe la riforma del regime dei minimi – approvata con la legge di stabilità – e di bloccare l’aumento dell’aliquota della gestione separata Inps. Due misure che stritoleranno i magri bilanci degli «under 35» che apriranno la partita Iva dal 1 gennaio (le tasse sono triplicate) e degli autonomi iscritti all’Inps.

Le associazioni dei freelance e degli autonomi Acta, Alta Partecipazione e Confassociazioni chiedono al governo una “riforma organica del lavoro autonomo e professionale” che contenga l’effettivo riconoscimento della tutela della malattia e fissi l’aliquota previdenziale al 24% come già previsto per artigiani e commercianti. E annunciano una protesta inedita: chiedono a tutti i professionisti, autonomi e freelance di evidenziare esplicitamente nelle fatture che rilasciano ai propri clienti l’aggravio fiscale e contributivo prodotto dalle politiche del Governo. Inizia così la campagna «mettiamo in fattura il malus Renzi». L’allusione al bonus di 80 euro destinato solo ai dipendenti non è casuale. Da questa misura gli autonomi, come i precari e i pensionati, sono stati esclusi dal governo 2.0.

“Mentre il governo ha avuto la possibilità di comunicare con i lavoratori dipendenti, evidenziando nelle loro buste paga gli 80 euro in più, noi chiediamo agli autonomi, ai professionisti e ai freelance di evidenziare nelle loro fatture l’aggravio fiscale e contributivo che subiranno nel 2015 rispetto all’anno precedente” afferma Andrea Dili di Alta Partecipazione.

Si tratta di un aggravio ben più rilevante degli 80 euro. Si parte dagli 85 euro per i redditi attorno agli 8 mila euro e si passa ai 237 euro al mese per i redditi da 15.600 euro. I redditi medi degli autonomi iscritti alla gestione separata dell’Inps, intorno ai 18 mila euro, subiranno un “malus” da 312 euro al mese comprensivi degli aumenti delle imposte causata dalla riforma dei minimi e delle aliquote previdenziali.

L’abbassamento del limite dei compensi previsto dalla nuova riforma del regime di agevolazione fiscale previsto da Renzi rischia oggi di quintuplicare le imposte per una platea stimata di oltre mezzo milione di professionisti. Tra questi ci sono 360 mila iscritti agli ordini di under 40 e 200 mila partite Iva iscritte alla gestione separata che non sono iscritte ad un ordine professionale.

“Dalle parole ora occorre passare ai fatti – continua Dili – Va bene come ha fatto il presidente del Consiglio Renzi ammettere di aver fatto un errore, ma il rimedio deve passare attraverso l’approvazione di provvedimenti nelle aule parlamentari. Non si possono lasciare nell’incertezza centinaia di migliaia di lavoratori”.

Sono in molti i parlamentari che hanno anunciato emendamenti nel milleproroghe. Ci sono i democratici con Cesare Damiano e Chiara Gribaudo, poi i parlamentari del Nuovo Centro Destra capitanati da Barbara Saltamartini. Entrambi promettono di recepire le istanze presentate da Acta, Alta partecipazione e Confassociazioni. “Ma noi vogliamo andare oltre – annuncia Dili – perchè autonomi hanno bisopgno di un sistema fiscale adeguato alle loro esigenze, soprattutto i giovani. E di certezze previdenziali e in termini di Welfare. C’è la malattia, che è sacrosanta, poi l’estensione della maternità, ma io vorrei soffermarmi anche sull’estensione degli ammortizzatori sociali dai quali i lavoratori a partita iva continuano ad essere esclusi dal Jobs Act”.”Conosco da tempo il ministro Poletti – conclude Dili – e so che è una persona di parola. Quindi se ha detto che vuole mettere mano al lavoro autonomo, ci crediamo. Speriamo di trovare una convergenza con il ministero del lavoro”.

Gli autonomi danno per scontato un tavolo con il governo. E rilanciano su interventi organici e non più provvedimenti tampone.Su questi, al momento, l’esito dell’interlocuzione con il governo 2.0 è meno scontato.