Non passano 24 ore dalla chiusura del dossier Aspi, col Movimento 5 Stelle che sembra finalmente unito nel rivendicare il successo della strategia che porterà alla nascita della public company per il monopolio naturale delle Autostrade, ed ecco che l’entropia pare di nuovo incombere sulle faccende grilline e, di rimando, sulla maggioranza di governo. Tutto nasce proprio dalla Liguria e da Genova, dove ormai due anni fa crollò il ponte Morandi, evento che innescò il processo che ha condotto il governo ad escludere Atlantia e i Benetton dalla gestione dell’infrastruttura d’asfalto.

Qui, dopo settimane di tira e molla, finalmente si è stretto l’accordo per le regionali di settembre: il Pd sosterrà il giornalista Ferruccio Sansa, ufficialmente gradito al M5S. Giuseppe Conte può partire per il delicato Consiglio europeo di Bruxelles con qualche certezza ulteriore: in una delle regioni potenzialmente in bilico la sua maggioranza si presenta unita.

Accade però che il garante e l’ex capo politico, l’ultimo regolarmente eletto nel M5S, mandino segnali di disapprovazione per la scelta. Per motivi diversi. Beppe Grillo muove da un approccio territoriale. Da genovese, considera che Sansa abbia poca possibilità di spuntarla. C’è da dire che in passato le sue forzature sulla scena locale non hanno portato a grandi risultati. Fu lui, nella primavera del 2017, a cassare d’ufficio la candidatura a sindaca di Genova della vincitrice delle primarie online grilline, Marika Cassimatis: «Fidatevi di me», disse a iscritti e attivisti mentre cancellava con un tratto di penna la consultazione interna. La grillina considerata più vicina ai vertici solo fino a pochi mesi fa era la capogruppo in Regione Alice Salvatore, che da maggio (quando ha capito che non sarebbe stata lei la candidata presidente) ha lasciato il M5S. Entrambe, sia Cassimatis che Alice Salvatore, corrono alle prossime regionali.

Grillo conosce il milieu al quale appartiene il prescelto da 5 Stelle e Pd. Non ha dimenticato di quando Adriano Sansa, padre di Ferrucio ed ex sindaco di Genova per il centrosinistra, criticava il governo gialloverde: «Il M5S è colpevole quanto la Lega dell’inquinamento del dibattito pubblico». Ma allo stesso tempo non ha alcuna intenzione di creare grattacapi a Conte. Di fronte alla ragion politica ha alla fine accolto l’invito del reggente Vito Crimi ad accettare Sansa. La questione è leggermente diversa per Luigi Di Maio. Come si è visto con i suoi incontri con Gianni Letta e Mario Draghi, Di Maio sta lavorando per costruirsi un’identità politica e una credibilità istituzionale che non sia vincolata all’attuale maggioranza e che non sia sovrapponibile a quella del governo.

Di Maio ha il problema di evitare che i successi della maggioranza arricchiscano i meriti di Conte e lo rendano l’unico leader possibile del M5S prossimo venturo. «Le parole d’ordine sono stabilità, programmazione e impegno», ha scritto ieri coi toni moderati che lo contraddistinguono ormai da tempo. Probabilmente, anche Di Maio considera Sansa troppo ancorato al centrosinistra e a quella parte di 5 Stelle che non vede altro orizzonte che l’alleanza col Pd. «Sansa è il candidato presidente sostenuto dal M5S, Pd e campo progressista», ribadiva ieri il senatore savonese Matteo Mantero quando l’accordo elettorale pareva a rischio. E non è un caso che Roberto Fico, sempre parco di esternazioni sulle questioni interne grilline, abbia tweettato i suoi ringraziamenti a Crimi per come ha gestito la faccenda ligure.

Bisogna anche notare come negli ultimi giorni, mentre trapelavano l’attivismo diplomatico di Di Maio e le sue relazioni spericolate con personaggi fino a poco tempo fa considerati inavvicinabili, Alessandro Di Battista e i suoi cominciavano a tessere le lodi del presidente del consiglio. «Mi sento orgoglioso di Conte e gli dico grazie», ha detto nei giorni scorsi l’ex deputato, che pure nel passato recente era stato freddo (quando non critico) nei confronti del premier.

Adesso l’attenzione si sposta nell’altra regione in cui un’alleanza tra M5S e Pd potrebbe fare la differenza: la Puglia. Al momento, la candidata presidente del M5S pugliese è Antonella Laricchia, la stessa delle scorse regionali. Crimi giura: «Non ci sarà alcun incontro per chiedere un passo indietro ad Antonella».