Totò forse come Fellini è l’uomo di spettacolo italiano che vanta il più alto numero di libri e la più sterminata bibliografia. Nel caso del Principe De Curtis poi, per il fisiologico meccanismo di risarcimento postumo dopo le sottovalutazioni e le incomprensioni della critica, l’overdose di monografie, saggi, antologie ha inevitabilmente prodotto volumi ripetitivi, riciclaggi e iniziative editoriali a volte anche inutili. Insomma a un certo punto si è diffusa la convinzione che su Totò è già stato scritto e detto tutto ed è difficile trovare una chiave letteraria originale capace di attirare l’attenzione dei tanti totologi e totofili e non solo.

E invece due napoletani, il saggista e scrittore Giuseppe Cozzolino e il giovanissimo Domenico Livigni, appassionato di storia del cinema e del teatro italiano e infaticabile collezionista, hanno prodotto uno studio originale esplorando un aspetto poco approfondito di Totò. «La paura fa Totò». Le parodie thriller e horror del Principe della Risata (CentoAutori, pagg. 158, euro 14,00) edito da un’intraprendente casa napoletana nella collana «Pop & Cult», mette a fuoco un segmento tutt’altro che trascurabile della sterminata filmografia di Antonio De Curtis (ben 97 film interpretati dal 1937 al 1967), quello delle incursioni parodistiche in due dei generi più amati e popolari.

La vocazione del grande attore comico a prendersi gioco del grande cinema di genere e in particolare a sbeffeggiare capolavori thriller e horror viene esemplificata attraverso l’analisi di sedici film impregnati di humour nero (basti pensare alla casa nel cimitero di «Totò cerca casa», alla cripta del «Monaco di Monza» e della «Mandragola», allo spirito guida di «47 Morto che Parla »e alla storia pulp di «Che fine ha fatto Totò Baby? ») e ogni capitoletto comprende una scheda tecnica, una trama, un’analisi critica del film, curiosità sul set e sulla lavorazione e i commenti dei critici dell’epoca. Insomma Cozzolino e Livigni con un rigoroso lavoro filologico vogliono mettere ordine in certi aspetti macabri affiorati spesso nel cinema di Totò e colti disordinatamente dal pubblico di tante generazioni. «La comicità esorcizza la paura ed in numerose pellicole Totò ha raccontato il sentimento del Terrore a modo suo, in singoli sketch all’interno di film di tutt’altro tipo o in vere e proprie parodie del genere. – scrivono i due autori nell’introduzione – La filmografia di Totò dimostra come il confine tra tragedia e commedia sia talvolta labile e ricerchi un connubio tra queste due dimensioni dell’Essere».

Un libro che naturalmente si rivolge ai tanti appassionati e conoscitori di Totò non solo per quella comicità unica e insuperabile che ormai è entrata nella nostra vita e nel nostro immaginario, ma anche e soprattutto per come apre zone più profonde dell’arte del Principe, per come «sa cogliere – come scrive nella prefazione Ennio Bispuri, uno dei maggiori studiosi italiani del cinema dell’attore – un profondo e antico legame che unisce il grande Attore con i sostrati culturali della tradizione classica dell’humour nero e di alcuni aspetti del Futurismo».