Nel 1896 Theodor Herzl ripropose all’attenzione del mondo ebraico un’idea non certamente nuova, ma che alla fine del diciannovesimo secolo cominciava a prendere sempre più piede tra le comunità israelitiche; la creazione o, come disse lo stesso Herzl, la «restaurazione» di uno Stato che potesse ospitare ebrei da tutto il mondo. In verità Herzl non propose il ritorno in Palestina; anzi, al primo Congresso Sionista svoltosi a Basilea nel 1897, indicò l’Uganda come possibile luogo in cui insediare il popolo ebraico. La proposta fu quasi subito contrastata da gruppi antisionisti come il Bund o l’Agudat Yisrael. Tra i rabbini più agguerriti c’era Joel Teitelbaum, fondatore del movimento Satmar, il primo grande gruppo di ebrei ortodossi che si opposero, allora come oggi, allo stato di Israele ed i cui 119.000 membri vivono principalmente a Williamsburg (Brooklyn) e Mea Shearim (Gerusalemme).

Teitelbaum è stato il più radicale nel condannare il sionismo giungendo a definirlo come «la più grande forma di impurità spirituale del mondo intero». La base su cui il teologo, e tutti i movimenti ortodossi ebraici, esplicano la loro contrarietà allo Stato israeliano è l’interpretazione di un passo del Talmud di Babilionia (ketubot 111a) secondo cui solo il Messia avrebbe potuto riconsegnare la Terra d’Israele al popolo ebreo. In questo senso l’opposizione è totale anche verso l’aliyah, la migrazione verso Israele da parte degli ebrei della Diapora. Rompendo i patti con il Signore, i sionisti sarebbero i responsabili delle punizioni divine cadute sul popolo ebraico nel corso della storia, compreso l’olocausto.

Dopo la Guerra dei Sei Giorni (1967) Teitelbaum vietò ai Satmar di pregare al Muro del Pianto di Gerusalemme ed in altri Luoghi Santi della città per evitare una anche minima parvenza di legittimazione dell’occupazione da parte di Israele. Un altro gruppo di ebrei ortodossi particolarmente attivi nel loro antisionismo sono i Neturei Karta. Fondati da Rabbi Aharon Katzenelbogen nel 1938 dopo essersi separati dall’Agudat Yisrael, i Neturei Karta (Guardiani della città, in lingua aramaica) combattono il sionismo in quanto considerato colonialismo «e tutto ciò che esso porta, dalla perdita di vite umane all’oppressione, è una profanazione della volontà di Dio». Uno dei loro rabbini, Moshe Hirsch (1923-2010) è stato consigliere di Arafat per gli Affari Ebraici del governo palestinese, mentre nel 2005 alcuni loro membri hanno partecipato alla Marcia per la Liberazione di Gaza. Diverse delegazioni Neturei Karta si recano regolarmente in Iran e nel 2006 hanno anche partecipato, su invito di Ahmadinejad, alla famosa conferenza sull’olocausto, alla quale hanno preso parte numerosi negazionisti e revisionisti.

Il loro sentimento pro palestinese, così come quello di altri gruppi di ebrei ortodossi, non ha nulla a che vedere con i diritti umani o con la politica (entrambe leggi secolari), ma è funzionale solo al fatto di voler adempiere alla volontà del Signore. «I sionisti devono cedere l’intera terra alla Palestina e attendere la venuta del Messia per riavere Israele» sono le frasi più ricorrenti che si leggono e si ascoltano quando ci si reca a Mea Shearim, il quartiere di Gerusalemme che ospita gli ebrei ortodossi secondo le strette rigide osservanze della Torah e del Talmud.