Leopoldo Lopez aspetterà il processo in carcere. Ieri mattina all’alba, a Caracas, dopo vari rinvii si è conclusa l’udienza preliminare che ha esaminato i suoi capi d’imputazione. Il leader di Voluntad popular (Vp) è accusato di associazione a delinquere e di istigazione alle violenze di piazza che hanno finora provocato 42 morti. Rischia 10 anni.

La giudice Adriana Lopez, con altri tre magistrati, ha deciso di rimandare alla prigione militare di Ramo verde (nello stato di Miranda) il dirigente di Vp, aderente al cartello dell’opposizione venezuelana Mesa de la unidad democratica (Mud). Tutti gli appigli utilizzati da un collegio di 15 avvocati difensori non sono bastati a convincere la corte dell’innocenza del loro assistito e di quella di altri cinque imputati. Alla lettura del dispositivo, alcuni imputati hanno insultato i giudici.

Lopez, 43 anni, è detenuto dal 18 febbraio, a seguito delle proteste violente contro il governo di Nicolas Maduro, scoppiate il 12. Insieme alla ex deputata Maria Corina Machado e al sindaco della Gran Caracas Antonio Ledezma, ha guidato gli oltranzisti nella campagna per «la salida»: l’espulsione di Maduro a furor di piazza. I quattro hanno appoggiato apertamente le «guarimbas», barricate di chiodi, fil di ferro e spazzatura data alle fiamme, ancora sporadicamente in piedi in alcune zone agiate del paese.

La data del processo non è ancora stata fissata. Henrique Capriles, il leader dalla Mud che pur ha inteso smarcarsi dall’oltranzismo del suo antico sodale, ha accusato i giudici di parzialità. Intanto, sono stati emessi ordini di comparizione per alcune figure dell’opposizione, accusate di aver ordito un piano destabilizzante teso a uccidere Maduro con la complicità di «alti funzionari di governi stranieri». Tra questi, Machado, l’ex dirigente della petrolifera di stato Pdvsa, Pedro Burelli, l’ex ambasciatore Diego Arria e l’avvocato Ricardo Koesling.

Durante la 44ma Assemblea generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa) che si è conclusa ieri ad Asuncion, in Paraguay, il ministro degli Esteri Elias Jaua ha denunciato gli attacchi interni ed esterni al suo governo.

Ha illustrato gli importanti progressi ottenuti in campo sociale ed economico, a vantaggio di tutti i venezuelani: «Abbiamo ridotto la povertà estrema dal 26% al 6% del 2012, compiendo in anticipo le Mete del millennio – ha detto – abbiamo democratizzato l’accesso all’istruzione universitaria, la sanità gratuita, aumentato il salario, diminuito la disoccupazione. I diritti sociali sono diritti umani come quelli civili e politici. Alimentazione, salute, cultura, sono diritti inalienabili dei popoli».

L’Osa, che ha discusso di inclusione sociale ma anche di rivendicazioni regionali come quella dell’Argentina sulle isole Malvinas, ha confermato l’appoggio al processo di dialogo tra governo bolivariano e opposizione. Il dialogo è fermo perché la Mud chiede la liberazione dei detenuti: come l’ex commissario Simonovis – ritenuto colpevole per i morti di piazza durante il golpe contro Chavez del 2002 – a cui la corte ha rifiutato la libertà per malattia.