Le nuove regole sulla quarantena e sulla capienza negli stadi entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale (prevista entro oggi), l’estensione del super green pass dal 10 gennaio. Il decreto, approvato mercoledì dal Consiglio dei ministri, prevede che l’isolamento non si applichi a coloro che hanno avuto contatti stretti con positivi nei 120 giorni dalla seconda o terza dose oppure dalla guarigione. Nella bozza del dl è indicato: nel periodo di autosorveglianza, fino al decimo giorno successivo all’ultima esposizione, si deve usare la mascherina ffp2; test rapido solo in caso di comparsa dei sintomi e, comunque, dopo 5 giorni per terminare l’autoseorveglianza.

AL COMMISSARIO FIGLIUOLO, poi, il compito di stipulare una convenzione con le farmacie per calmierare il costo delle ffp2 «senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica». Le nuove regole potrebbero essere oggetto di una circolare del ministero della Salute che le illustri nel dettaglio. I continui cambi di strategia stanno rendendo difficile navigare tra norme e prescrizioni. Ad esempio, l’autosorvegliaza al posto della quarantena scatterà prima della modica della regola sui richiami: il booster è passato a 4 mesi dalla seconda dose anziché 5 ma solo a partire dal 10 gennaio. Chi era in attesa dei 150 giorni per prenotare la terza dose sarà costretto a fare la quarantena in caso di contatto stretto con un positivo.

L’USO DEL PASS RAFFORZATO viene esteso (fino al 31 marzo) ad alberghi e strutture ricettive; feste per cerimonie civili o religiose; sagre e fiere; centri congressi; ristorazione all’aperto; impianti sci; piscine, centri sportivi e benessere anche all’aperto; centri culturali, sociali e ricreativi all’aperto; su tutti i mezzi di trasporto compreso quelli locali e regionali. Ma le regole sono destinate a cambiare ancora. Già il 5 gennaio potrebbe esserci un nuovo consiglio dei ministri con all’ordine del giorno la quarantena nelle scuole e, soprattutto, il super green pass per i lavoratori pubblici e privati.

SULLA QUARANTENA le regioni incassato una vittoria a metà. Al governo avevano chiesto di eliminare il test a fine autosorveglianza e di rimodulare le attività di tracing verso contesti a rischio elevato. Il tracciamento, con gli attuali livelli di contagio, è saltato. Ieri il deputato Francesco Boccia, membro della segreteria nazionale Pd, ha attaccato: «Vedere file spaventose in tutta Italia per fare un tampone è intollerabile. Il commissario Figliuolo intervenga per sostenere le regioni». Alla vigilia di Natale Figliuolo aveva liquidato il problema: «Bisogna avere pazienza. Spesso si fanno file e file ai Black friday per i capi griffati». Cosa sta succedendo nei territori lo ha spiegato il presidente veneto Luca Zaia: «Con questi numeri il contact tracing sta saltando, il rischio è di non testare i sintomatici. Al governo ho chiesto di ridurre le categorie assoggettate a tampone perché si fanno la quarantena». In Veneto ieri si sono contati 10.376 nuovi positivi.

NUOVO PICCO DI CASI COVID ieri in Italia, 126.888, su un numero record di tamponi: 1.150.352. Tasso di positività all’11%; i morti sono stati 156. I ricoveri ordinari sono saliti di 288 unità arrivando a 10.866 in totale; i pazienti in terapia intensiva diventano 1.226 (più 41); in isolamento domiciliare 767.371 persone. A trainare la nuova impennata di positivi è la Lombardia con 39.152 casi su ben 229.059 tamponi; 204 i pazienti in terapia intensiva e 1.869 nei reparti. Segue la Toscana che ha più che raddoppiato i casi in sole 24 ore passando dai 7.304 di mercoledì a 15.830 di ieri su appena 69.759 test e infatti il tasso di positività è schizzato al 22,69%. Record anche in Piemonte con 11.515 nuovi casi e in Campania (11.492). Sulla mappa europea del contagio l’intera penisola è in rosso o rosso scuro.

LA FONDAZIONE GIMBE ieri ha pubblicato il suo report settimanale: la settimana di Natale ha visto un’impennata di oltre l’80% dei nuovi casi, una crescita del 20,4% di ricoverati con sintomi e del 13% di persone in terapia intensiva. Aumentano anche i decessi: dal 22 al 28 dicembre sono stati 1.024, con una media di 146 al giorno rispetto ai 126 dei 7 giorni precedenti. «Da 2 mesi e mezzo – spiega il presidente Nino Cartabellotta – si rileva un aumento dei nuovi casi, che nell’ultima settimana ha subito un’impennata, superando quota 320 mila (rispetto a 177.257 della settimana precedente), sia per l’aumentata circolazione virale, causata anche dalle feste, sia per l’incremento dei tamponi». Nell’ultima settimana c’è stata una crescita di nuovi contagi in tutte le regioni, ad eccezione della provincia di Bolzano. Si va dal 9,6% del Friuli Venezia Giulia al 257,6% dell’Umbria. Mentre in 45 province si registrano oltre 500 casi per 100mila abitanti con picchi a Milano (1.243), Lodi (1.158), Monza e Brianza (1.023).

IL NUMERO DEI TAMPONI totali nelle ultime due settimane è passato da 3.750.804 del 8-14 dicembre a 5.175.977 del 22-28 dicembre (più 38%), sia per l’incremento dei test rapidi (più 38,7%) che molecolari (più 36,3%). «La corsa ai tamponi senza regole sovraccarica il sistema di testing – si legge nel report – impedendo di testare con tempi adeguati chi ne ha realmente bisogno. Inoltre, il ricorso sregolato ai test rapidi da parte di soggetti asintomatici contribuisce ad alimentare false sicurezze, visto il 30-50% di falsi negativi. E favorisce l’espansione del mercato nero. Infine, l’emersione di un numero così elevato di casi rischia di paralizzare il paese con un lockdown di fatto». Necessario insistere sulle vaccinazioni. Dei 9,4 milioni ancora da immunizzare, 2,34 milioni sono over 50 ad elevato rischio di malattia grave e ricovero: «Uno zoccolo duro ormai da scalfire».