Da tempo non è più luogo comune affermare che il Teatro per Ragazzi ha saputo far da grimaldello alle istanze più avanzate del Teatro Italiano; talvolta assumendosi in toto sia la sperimentazione sia il peso di far da terreno di coltura a nuove forme di drammaturgia o più a progetto di scrittura scenica.
D’altronde non c’è niente di più errato di considerare minore la produzione destinata alla infanzia e all’adolescenza; insomma di coloro che dovrebbero andare a rinserrare le prime file del pubblico del futuro. Si perdoni qui l’uso del condizionale che pare oggigiorno d’obbligo per come terremota e riversa tutti i dubbi possibili sulla tenuta della cultura italiana, quasi interamente appiattita sulla filiera breve della comunicazione «social» ed incapace, quindi, di reagire ad un attacco così veemente da non poter che abbassare la guardia per non soccombere del tutto (e dunque: meglio tacere sull’attesa di tempi migliori). Per restare alla cronaca anche nel «giovane teatro» si è affacciato prepotente il desiderio di interpretare il reale attraverso le mutevoli volitive rappresentazioni offerte dalla rete e dai new media. C’è in questo tutto un «dopo» che si offre alle argomentazioni che definire solo «post» in un gioco di parole non rende del tutto l’idea dei cambiamenti teatrali in atto.
GIUSEPPE BERTOLUCCI
Giova però ricordare che tra i primi a cortocircuitare pratiche e teoriche intorno al Teatro per Ragazzi fu un critico per nulla convenzionale e pienamente votato alla ricerca come Giuseppe Bartolucci, che non a caso è stato evocato a Cattolica da Marco Baliani, durante l’edizione di Scenario Festival 2018 e la susseguente tavola rotonda che ha animato l’uscita della pubblicazione della manifestazione, curata dalla sua direttrice Cristina Valenti, «Scenari del Terzo Millennio. L’osservatorio del Premio Scenario sul giovane teatro» (ed. Titivillus, 2018, pp. 343 euro 18 con scritti di F. Acca, S. casi, V. Santoro, L. Mariani et al.). Proprio Bartolucci fu l’occulto suggeritore del nome di una delle iniziative più longeve del panorama teatrale italiano con i suoi 30 anni di vita. Con un palinsesto festivaliero trasversale, Scenario ha mostrato come si può ripartire daccapo non tradendo l’idea originaria, né facendo a meno di pensare a quello che è stato con uno sguardo strabico, retrospettivo e rivolto allo stesso tempo a ciò che sarà.
IL PROGETTO
In tale ottica si registra il progetto vincitore del Premio Scenario infanzia 2018 a Storto della compagnia InQuanto teatro di Firenze, assegnato dalla Giuria presieduta dalla drammaturga Maria Maglietta. Ed in quanto mosso dai saggi contenuti nel libro, il festival si è fatto centro di ogni confronto e discussione, anche attraverso gli spettacoli scelti in rappresentanza degli anni passati, a cominciare dal leggendario Frollo, ripreso da Baliani sette anni dopo l’ultima replica e che ha mostrato ancora una volta la capacità di questo testo, scritto dall’attore con Mario Bianchi, di parlare anche alle nuove generazioni.
TRAMPOLINO DI LANCIO
Ed infatti come racconta la preziosa ricognizione della seconda parte del volume, Scenario è stata la vetrina e il trampolino di lancio di molti autori, registi e compagnie che hanno contrassegnato sia l’ultimo scorcio del secolo scorso e questi anni del XXI secolo. Uno degli esempi più eclatanti è l’affermazione nel 2001 di Emma Dante, allora contata nella «meglio gioventù» del teatro italiano ed oggi artista internazionale o ancora scorrendo l’albo delle partecipazioni si può scorgere il collettivo Anagoor, prossimo al debutto con l’«Orestea» alla Biennale Teatro di Venezia. Aiuta e molto nella complessità dei temi proposti e nelle prognosi effettuate in questo spicchio di terzo millennio, la chiarezza degli interventi, soprattutto negli spunti notevolissimi di interpretazione e di raccolta di informazioni sulle nuove drammaturgie e non mettendo – stavolta – in dubbio l’esigenza di dare una compiutezza organizzativa al «giovane teatro» contemporaneo.