Sono almeno 5 le vittime dell’attentato suicida avvenuto martedì davanti a un ristoranteb frequentato dai membri della principale accademia di polizia somala a Mogadiscio, che si trova non distante.. Le vittime sono tutte militari e poliziotti. Il portavoce della polizia Sadiiq Aden Ali ha confermato ieri che l’esplosione ha ferito gravemente anche 10 civili». In serata il gruppo jihadista degli Al Shabaab ha rivendicato l’attentato. Nei soli mesi di ottobre e novembre, il gruppo legato ad Al-Qaeda ha effettuato cinque attacchi con l’utilizzo di attentatori suicidi e autobombe nella capitale della Somalia, uccidendo almeno una cinquantina di persone tra militari e civili.

L’attentato di martedì conferma la tensione e l’incapacità da parte delle forze somale di contrastare attacchi da parte delle milizie jihadiste nella stessa capitale, oltre che nelle sue province e «regioni autonome», come Hirshabell, Jubaland e Galmudug..

Poche ore prima il New York Times riferiva che il presidente Trump potrebbe «ritirare definitivamente le truppe statunitensi dalla Somalia». I 700 militari americani che forniscono addestramento e assistenza a un’unità dell’esercito somalo nota come Danab (fulmine) e conducono missioni antiterrorismo con le truppe somale.

Nonostante la presenza statunitense e quella della missione Onu Amisom, con oltre 20mila militari, la situazione di instabilità e insicurezza permane a causa dei continui attacchi che hanno l’obiettivo di destabilizzare il paese e l’autorità del governo centrale. Difficoltà che negli ultimi mesi si sono evidenziate con le dimissioni del primo ministro Hassan Ali Khaire, sostituito a settembre da Mohammed Hussein Roble, a causa dell’impossibilità di poter «organizzare elezioni nazionali» (previste per il 2021), di portare avanti «la lenta democratizzazione delle istituzioni statali» e di contrastare la «corruzione endemica» del paese.

Un report dell’Hiraal Institute pubblicato a fine ottobre dalla Bbc, spiega come il gruppo jihadista, usando l’intimidazione e la violenza, ha accumulato in questi anni un’enorme ricchezza e raccoglie molte più entrate del governo centrale con circa «15 milioni di dollari al mese». Il gruppo controlla gran parte della Somalia meridionale e centrale, ma ha esteso la sua influenza anche in alcune aree della capitale, come il porto, e grazie alla sua rete capillare «riesce ad estorcere denaro oltre che ad agricoltori e allevatori, alle principali aziende del paese, arrivando ad ottenere soldi anche da membri del governo e dell’esercito».

Riguardo al possibile ritiro delle truppe americane, il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed, soprannominato Farmajo, ha espresso le sue preoccupazioni per la stabilità del paese affermando che « il sostegno militare Usa resta ancora fondamentale per poter avere una Somalia sicura e libera dalla minaccia jihadista», anche se sono numerose le polemiche e le critiche rispetto ai bombardamenti dei droni americani che troppo spesso causano numerose vittime tra i civili inermi.

Sempre secondo l’Hiraal Institute, la Somalia, insieme alla regione del Lago Ciad e al Sahel, «resta uno dei rifugi sicuri per il terrorismo e per la crescita del fenomeno jihadista nel continente africano».