In questo periodo di sospetto e sfida delle opinioni pubbliche contro tutte le élites, il processo contro Christine Lagarde rischia di alimentare il brutto clima che soffia sull’Europa: la direttrice generale dell’Fmi è a Parigi, giudicata dalla Corte di giustizia della Repubblica – il tribunale speciale dei ministri in Francia – per le “negligenze” di cui si sarebbe macchiata ai tempi in cui era ministra dell’Economia (2007-2011) sotto la presidenza Sarkozy, nell’interminabile caso che oppone dal ‘92 l’affarista Bernard Tapie al Crédit Lyonnais, allora banca pubblica, per la rivendita della Adidas. Il processo è anche quello dell’intrico tra interessi privati e stato. Lagarde aveva accettato che il caso venisse risolto attraverso un arbitrato privato, rinunciando a una procedura di fronte alla giustizia ordinaria, e per di più, di fronte a una decisione molto favorevole a Tapie (403 milioni di euro di risarcimento, di cui 45 solo per il “pregiudizio morale” subito per aver perso il controllo di Adidas), aveva rinunciato a fare ricorso. Lagarde rischia fino a un anno di carcere e 15mila euro di multa. Il processo dovrebbe durare una settimana. Ieri il tribunale ha respinto la richiesta degli avvocati di Lagarde di rimandare le udienze, che avevano avanzato la scusa che Lagarde, personaggio secondario del caso Adidas, viene giudicata per prima, mentre ci sono altri sei imputati per truffa e associazione a delinquere, dallo stesso Tapie all’allora capo di gabinetto della ministra, Stéphane Richard, sospettato di essere stato il manovratore dei favoritismi di cui ha goduto il faccendiere. Tapie era stato ministro con Mitterrand, ma aveva stabilito legami anche con Sarkozy e il suo entourage. Nel 2015 Tapie è stato condannato a rimborsare 405 milioni di euro.
Per il Fondo Monetario il processo Lagarde è un nuovo problema. La direzione dell’Fmi è, per tradizione, controllata dagli europei (mentre la Banca mondiale è in mano agli Stati uniti). Ma gli ultimi segretari hanno lasciato pessimi ricordi: lo spagnolo Rodrigo Rato è sotto processo in Spagna per imbrogli nella sua attività di banchiere, mentre Dominique Strauss-Kahn aveva dovuto dimettersi dopo l’arresto nel 2011 a New York. Nel caso di condanna di Lagarde, che nel luglio scorso era stata riconfermata per un nuovo mandato, gli europei potrebbero perdere il controllo dell’Fmi, sotto la pressione dei paesi emergenti.
Cosa sapeva Lagarde del caso Tapie? La difesa della segretaria dell’Fmi fa valere che l’allora ministra delle Finanze aveva trovato l’accordo già concluso dai suoi predecessori (Thierry Breton e Jean-Louis Borloo) e che non aveva fatto altro che firmare una pratica già in corso, seguita da vicino dal suo capo di gabinetto Richard, in piena sintonia con Sarkozy e l’Eliseo. Il processo si svolge di fronte a un tribunale speciale, che solleva molte critiche: la Corte di giustizia della Repubblica è composta da hoc da tre magistrati e 12 parlamentari (6 senatori, 6 deputati), chiamati a giudicare una di loro.