Come ricorda John Carpenter, quando gli arrivò una chiamata per proporgli un film «su delle babysitter che venivano uccise», gli sembrò da subito «un’idea orribile». Ma il regista – che nel quarantennale dall’uscita del suo Halloween ha ricordato la lavorazione del film in una conversazione con il «New York Times» – voleva continuare a lavorare nel cinema dopo il suo esordio con Dark Star e poi Distretto 13 – Le brigate della morte, e così acconsentì a quella che dopo tutto era un’opportunità di tornare sul set – anche se non immaginava certo che quell’horror gli avrebbe cambiato la vita.

Quando uscì in sala, nel 1978, Halloween non fu inizialmente un grande successo, né di pubblico né di critica, ma con il passaparola e alcune recensioni positive fuori dal coro – fra cui quella di Roger Ebert – diventò in poco tempo un fenomeno di culto. Quello di David Gordon Green è infatti il decimo sequel della saga sulle gesta del killer Michael Myers – il volto sempre coperto dalla maschera pitturata di bianco del Capitano Kirk di Star Trek – assente solo da Halloween III – Il signore della notte (1982) di Tommy Lee Wallace: l’ultimo prodotto da John Carpenter e Debra Hill.

Nel 2007 Rob Zombie rilancia la saga di Michael Myers – dove sino ad allora avevano continuato a recitare Jamie Lee Curtis nei panni di Laurie Strode e Donald Pleasence in quelli del dottor Loomis – con Halloween – The Beginning, il prequel che racconta l’infanzia di Michael, e poi Halloween II (2009).
«La scomparsa di Michael alla fine del primo film fa sussultare, e volevo lasciare il pubblico così – ha raccontato Carpenter – Non pensavo a nessun sequel. Mi ero decisamente sbagliato».