Il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) in collaborazione con Cristiano Gori (Università di Trento) lanciano una innovativa e lungimirante proposta a integrazione del decreto Cura Italia. Gli obiettivi di fondo sono due: evitare l’impoverimento delle persone e l’acuirsi delle disuguaglianze, conseguenti alla caduta dei redditi da lavoro, arrivando a coprire quei 6-7 milioni di lavoratori privati ancora scoperti; mettere al riparo il sistema produttivo e l’infrastruttura sociale del Paese sviluppando l’intervento sul lavoro autonomo. Queste azioni devono affiancarsi, scrive il documento, ad altre azioni volte a sostenere attività private, pubbliche e sociali prioritarie che, nel breve termine, agiscano da contrasto agli effetti dell’epidemia e, nel medio-lungo termine, possano indirizzare lo sviluppo economico verso obiettivi di giustizia ambientale e sociale.
Più nel dettaglio, la proposta prevede l’introduzione del “Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo” (SEA) e del “Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza” (REM). La prima misura, SEA, propone in sostituzione del bonus una tantum di 600 euro per gli autonomi un importo di denaro che varia in base alle diverse situazioni. L’ammontare del contributo tiene conto sia delle condizioni economiche del nucleo familiare del lavoratore autonomo, sia del volume di attività venuto meno. La seconda misura, il REM, utilizza i dispositivi del Reddito di Cittadinanza per assicurare a persone ancora scoperte (dipendenti a tempo indeterminato, contractors con contratti a chiamata, ex-lavoratori che escono dalla Naspi e lavoro irregolare) un’entrata, con modalità semplici e immediate, e identificando in modo automatico i beneficiari. Una modalità assolutamente innovativa in Italia. L’intento è chiaro: raggiungere tutta la popolazione in condizione di necessità che resta al di fuori dell’ombrello del welfare.

La proposta coniuga una risposta all’emergenza con una visione per un nuovo rapporto tra economia, politica e società. Nell’immediato suggerisce la necessità di fronteggiare una pandemia che, svolgendo una funzione di “reagente”, ha portato alla luce le debolezze del nostro sistema di protezione sociale. Nel medio periodo indica come sfruttare la sua funzione di “agente”, per uscire dalla crisi con uno sforzo collettivo. La pandemia non è per nulla una grande livella, che colpisce tutti allo stesso modo. Le diseguaglianze pregresse pesano e vanno affrontate con strumenti appropriati.

Il disegno complessivo ha delle implicazioni cruciali. Non è pauperista, piuttosto rappresenta il tentativo di arrivare a tutte le persone in modo calibrato rispetto alla loro condizione e di preservare la capacità produttiva del Paese. Dal collasso del sistema produttivo, infatti, sarebbero soprattutto i deboli e i non tutelati a pagare le conseguenze. Sono disegnate per incontrare i bisogni e la diversità dei soggetti a cui si rivolgono, rifiutando la frammentazione categoriale che crea complicati spezzatini. Inoltre, l’impianto mette al centro l’eguaglianza di rispetto a misura delle persone. In questa prospettiva, le misure prevedono procedure velocizzate per l’attuazione: «la semplicità è la prima strada per sostenere subito chi è in difficoltà», recita la proposta. Il presidio dell’attuazione, la semplificazione procedurale, la diminuzione degli oneri burocratici non sono orpelli secondari, ma segnali che lo Stato ha a cuore il benessere dei cittadini a cui si rivolge.

L’inclusione nei dispositivi di protezione sia degli irregolari sia dei lavoratori dell’economia sommersa ha poi un significato politico fondamentale: fa sentire a queste persone che lo Stato c’è, che la collettività si prende cura di loro in questo momento difficilissimo e, così facendo, pone le basi per un nuovo patto di cittadinanza. Anche dal mero punto di vista economico, i benefici dell’inclusione degli irregolari sono certamente superiori ai costi di una loro esclusione. Ciò sarà tanto più certo, quanto più l’erogazione delle risorse economiche sarà accompagnata dalla mobilitazione delle organizzazioni di cittadinanza attiva. Il loro ruolo potrà trasformare il trasferimento di risorse economiche non in un attestato unidirezionale di “buona condotta” per il percipiente, ma in un meccanismo generativo di eguaglianza di rispetto grazie alla quale un individuo cessa di essere un Altro per diventare, o restare, uno di Noi.

* ForumDD e di ASviS