Iniziano oggi all’Avana due settimane di coprifuoco per combattere una pericolosa ripresa di focolai di Covid-19. A differenza della gran parte delle 15 provincie dell’isola – dove la curva dei contagi è stata sostanzialmente appiattita e dove, con le dovute misure sanitarie, riaprono oggi scuole, istituti e università per recuperare l’anno accademico in corso e preparare il prossimo – nella capitale sono state stabilite strette regole di lockdown. Viene infatti proibita la circolazione di persone e vetture dalle sette di sera alle cinque di mattina, mentre durante il giorno è limitata la circolazione del trasporto privato e sono vietate le visita nella capitale di cittadini di altre provincie, esclusi coloro che trasportano viveri e altri generi esenti da restrizioni.

Reinaldo García Zapata, governatore della capitale, ha informato che si ridurranno le attività lavorative non essenziali e verrà aumentato il telelavoro; che gli abitanti della capitale potranno fare acquisti solo nei negozi dei rispettivi quartieri di residenza e che anche i venditori ambulanti non potranno uscire da tale perimetro.

Rigorosamente chiusi spiagge, bar, ristoranti, night e vietate attività sportive o ricreative che riuniscano più persone. Il primo ministro Manuel Marrero Cruz ha deciso anche misure più pesanti – sia in denaro che in misure disciplinari o pene detentive- per coloro che violano le regole imposte in tema di sicurezza – compreso l’uso delle mascherine- perché «è necessario aumentare il rigore per contenere una ripresa di casi di contagio» che poi sono stati «esportati» in altre provincie.

All’inizio di luglio la curva del contagio era stata praticamente azzerata nella quasi totalità delle 15 provincie dell’isola e nelle altre, compresa l’Avana, era ridotta a poche unità e praticamente senza vittime.

Ma due settimane dopo aver allentato il lockdown – tra l’altro permettendo di andare in spiaggia e in piscina, oltre l’apertura di ristoranti e di un limitato numero di locali notturni- la capitale ha registrato un «allarmante incremento» di contagi.

In pericolosa controtendenza con quasi tutte le altre provincie, dove non si verificano vittime.

Il totale di positivi al coronavirus registrati fino a domenica in tutta Cuba era di 3.973 persone, delle quali 1.128 permangono ospedalizzate (578 sospetti di contagio e 550 confermati).  94 sono le vittime causate in quasi sei mesi, mentre 48 erano i nuovi casi di contagio rilevati sabato (di cui 44 all’Avana). Si tratta di cifre in assoluto molto sotto la media dell’America latina -che, assieme agli Usa, contabilizza più della metà dei contagi di tutto il mondo.

Bastano due esempi: in Bolivia governata dalla presidente golpista Jeanine Áñez – poco più di 11 milioni di abitanti, come Cuba- era registrato sabato un totale di 4.938 decessi per il coronavirus; in Perù – 32 milioni di abitanti- 28.600 vittime.

L’allarme suscitato dal permanere di focolai all’Avana ha anche cause economiche. Il governo punta molto sulla ripresa del turismo nella prossima alta stagione (da novembre) per sopravvivere alle drammatiche misure decise dal presidente Donald Trump per strangolare l’economia dell’isola e abbattere il governo socialista. La necessità di eliminare – anche fisicamente- il presidente venezuelano Maduro e la fine del socialismo a Cuba sono due dei leitmotiv della campagna presidenziale di Trump, specie per conquistare i voti in Florida, uno degli stati chiave per aggiudicarsi le presidenziali.

Gli ultimi decreti di Trump hanno comportato una riduzione delle rimesse dagli Usa, una sorta di blocco dei rifornimenti petroliferi all’isola e minacce ai paesi che intendono chiedere l’aiuto medico cubano per combattere il coronavirus (ultimi esempi nei giorni scorsi: la marcia indietro di Panama e Guatemala).

Nonostante questa situazione Cuba ha prodotto un suo vaccino anti Covid-19 – battezzato Soberana 01- che ha iniziato la sperimentazione su un primo gruppo di volontari senza, fino a ieri, generare problemi.

Inoltre le strutture sanitarie cubane hanno dichiarato venerdì scorso che 10 aeroporti dell’isola hanno le condizioni logistiche e sanitarie per ricevere il traffico commerciale e turistico. Le maggiori strutture alberghiere dell’isola – soprattutto nella famosa spiaggia di Varadero – sono state ugualmente ristrutturate per garantire la sicurezza dei visitatori.

Tutti questi sforzi però rischiano di non dare il risultato sperato se «le mille luci» dell’Avana restano spente.