Presentata nell’ambito della Quinzaine des realisateurs al Festival di Cannes, la trilogia Le mille e una notte – Arabian Nights di Miguel Gomes è stata il vero avvenimento della Croisette. Rifiutato della competizione principale perché troppo ingombrante, Gomes è tornato alla Quinzaine dove nel 2008 aveva presentato il sorprendente Aquele querido mês de agosto. Distribuito con grande coraggio dal Milano Film Network, i(l) film di Gomes, diviso in tre volumi, Inquieto, Desolato, Incantato, è senza ombra di dubbio uno dei luoghi chiave del cinema contemporaneo. Sorto dalla frustrazione del cineasta nei confronti delle misure draconiche della comunità europea ai danni dell’economia portoghese, il progetto di Gomes annulla con grande intelligenza le regole non scritte eppure ferree del cinema cosiddetto d’impegno civile.

Cineasta abituato a trascolorare con estrema libertà dal documentario alla cosiddetta finzione, dal saggio all’animazione, Gomes ha riaffermato nella libertà con la quale ha strutturato il suo film il rifiuto non solo delle categorie da festival nei confronti di lunghezze e generi sospetti, ma ha tentato con grande coerenza politica di ipotizzare una diversificazione dello stesso consumo cinematografico. Il film non come oggetto da consumare, ma luogo che pensa e quindi ristruttura l’aggregarsi di nuove forme di socializzazione. Attraverso i tre capitoli del suo film, a loro volta ulteriormente suddivisi in altri racconti, come directory e sub-directory o paragrafi, note, parentesi e digressioni, Gomes restituisce all’esperienza dello sguardo una libertà associata quasi esclusivamente alla lettura. Il film prende abbrivio dai massicci licenziamenti degli operai dei cantieri navali di Viana do Castelo mentre Gomes è preda dello sconforto rispetto al suo progetto di raccontare la società portoghese colta in un drammatico momento di transizione della sua storia.

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Un’altra crisi meno facilmente individuabile è la piaga delle vespe che distruggono gli alveari del paese. Come legare, però, operai e api? Come unire il fare cinema alla perdita dei posti di lavoro? Attraverso la figura di Scheherazade (Crista Alfaiate) Gomes ci introduce nel cuore della sua strategia narrativa, iniziando il racconto a partire dalla 447esima notte. Un gruppo di pezzi grossi europei si incontra con i loro corrispettivi portoghesi (fra questi il deoliveiriano Rogerio Samora) per decidere ulteriori tagli economici. Strada facendo incontrano uno sciamano africano (Basirou Diallo) che offre loro uno straordinario prodotto per ottenere erezioni estremamente durature. Gomes è abilissimo nel gestire i molteplici registri apparentemente contraddittori che gli consentono di passare dalla satira alla contemplazione all’invenzione fantastica.

La straordinaria ricchezza e libertà con la quale Gomes si muove nella stratificazione dei suoi racconti sembra essere l’indizio di un’idea di dissipazione erotica, tesa provocatoriamente allo spreco delle risorse utili per ritrovare il filo rosso di una possibilità di risocializzazione di spazi altrimenti inabitati. Non a caso l’episodio seguente è incentrato su un gallo che vorrebbe avvisare i suoi vicini umani del pericolo che li sta per raggiungere ma che nessuno ascolta. L’Inquieto si chiude con il racconto di operai e persone che hanno perso il loro impiego, ma a quel punto Gomes ha talmente mischiato le carte in tavole che anche le loro voci sembrano fantastiche come quella di Sheherazade.

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Ciò non toglie che il dolore che trasuda dalle parole è a tratti assolutamente insostenibile. Infatti poco dopo appare un graffiti su un muro. Chaos is my life. Si capisce che a tracciarlo potrebbe essere la bellissima punk con la cresta mohawk. Poi esplode il brano omonimo degli Exploited. Non si tratta di una boutade, ma di creare un vero e proprio turbamento percettivo. Discontinuare al livello del sonoro la apparente tranquillità delle immagini, quindi la possibilità che il discorso possa essere accolto come uno fra i tanti. Creare un violento contrasto musicale per ridire ciò che non è stato detto. L’Inquieto è un film attraversato da una grazia del fare e da uno sguardo talmente articolato e complesso che riscatta e cancella i pur minimi dubbi che il sapiente manierismo evocato dal precedente Tabù.

Le mille e una notte riporta il cinema del cineasta portoghese nei pressi di Aquele querido mês de agosto, in un complesso e articolato sistema di segni e discorsi che si offre allo sguardo come un mosaico sempre cangiante. Un’opera, quella di Gomes, che conduce in territori filmici ancora largamente inesplorati l’idea baziniana di «cinema impuro» costruito sulla nozione che il cinema stesso è un oggetto incastonato nei materiali della realtà. Un film importante dunque, destinato a lasciare un segno profondo e duraturo nel cinema contemporaneo.

Miguel Gomes sarà in Italia per presentare il film al pubblico di Milano (domani, ore 20, Anteo SpazioCinema), Torino (sabato 19, ore 18, Massimo) e Roma (domenica 20, ore 20, Farnese). Il film di Gomes esce all’Anteo di Milano (18 marzo-7 aprile), dal 18 al 24 marzo – Vol. 1, dal 26 al 31 vol. 2, dal 2 al 7 aprile vol. 3 (orari a breve sul sito: https://www.facebook.com/events/1712541712294571/). A Roma il Farnese ospita la «maratona»: il 18 (vol. 1 ore 22), il 19 (vol. 2 ore 22), il 20 (vol.3 ore 20). Il Cinema Massimo di Torino propone questo calendario: il 19 (ore 18) e 20 (ore 15.30) vol. 1, 19 (ore 20.15) e 20 marzo (ore 18) vol. 2, il 19 (ore 22.30) e 20 marzo (ore 20.30) vol. 3. A Trieste il film viene proposto dal Cinema dei Fabbri dal 18 al 24 marzo (orari disponibili sul sito. FB: https://www.facebook.com/events/183692305344040/). Al Postmodernissimo di Perugia ogni giorno un capitolo, il 18 (ore 17, 19.15, 21.30) vol. 1; il 19 (ore 17, 19.15 e 21.30) vol. 2, il 20 (ore 17, 19.15 e 21.30) vol. 3. Il 19 marzo, alle ore 16.30, è in programma una maratona dei tre volumi. Introduzione critica a cura di Daniele Dottorini (ingresso 10 euro). A Palermo, infine, al cinema Rouge et Noir come anteprima del Sicilia Queer Filmfest il 21 (ore 17) la maratona dei 3 volumi.