Visioni

Le mille e una notte, immaginari in rivolta

Le mille e una notte, immaginari in rivolta

Cinema Il film di Miguel Gomes è diventato dalla prima presentazione allo scorso Festival di Cannes un evento. Il regista portoghese inventa infatti una forma per raccontare il mondo, e il presente, senza rinunciare all'invenzione fantastica

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 16 luglio 2015

Le mille e una notte, che in questi giorni sta uscendo in sala in Francia – ognuno dei tre  episodi in diverse date – dalla sua prima presentazione allo scorso Festival di Cannes è diventato subito il film di riferimento dell’anno.

 

 

E questo non solo perché il suo regista, il portoghese Miguel Gomes, è oggi uno dei più talentuosi nel mondo, come avevano dimostrato già i suoi film precedenti, ma perché qui cioè che viene messo in gioco è il senso profondo dell’immaginario e il compito stesso del cinema, il racconto del mondo che Gomes distillla in ogni genere e forma.

 

Le mille e una notte del titolo sono quelle del racconto di Sheherazade al sovrano crudele, ma sono soprattutto quelle vissute dai cittadini portoghesi durante la crisi economica: un massacro di miseria e emarginazione imposto dalla troika, proprio come oggi in Grecia, solo che lì la classe politica a differenza di Tsipras a reagire nemmeno ci ha provato. Hanno accettato tutto, vendendo i cittadini, abbandonandoli nella desolazione di un paesaggio senza più orizzonte.

 

 

Gomes che dal progetto di un film ne ha realizzati tre, raccoglie quelle storie di povertà, ascolta le voci di disoccupati, di chi vive con la carità, di uno stato sociale spazzato via come le utopie e le certezza della politica. Segue i governanti nei loro banchetti tronfi, condannati dal potere che esibiscono a un’erezione perenne. Ma questo impedisce nelle case delle vecchie periferie di povertà che appaia un cagnolino bianco a portare un po’ di gioia a una vecchia coppia, o che una giudice smascheri corruzione seppure con dolore. E ancora che un gallo sia più onesto degli umani e che gli addestratori di passeretti, pure se come dice Gomes non fanno la rivoluzione diventino col loro sapere antico un mondo di resistenza e di rivolta.

 

A tessere le trame la voce di Sheherazade, e s lungo il filo delle sue storie srotolate in quelle notte, la principessa ci conduce con qualche detour nel cuore del contemporaneo, nella violenza della realtà di oggi, di banche e ricatti e democrazia annullata da Fondi monetari e imposizioni dell’Eurozona attraverso un racconto del tempo, reale e visionario insieme, dove al gesto quotidiano si sovrimpressionano le leggende e una sirena appare ancora sulla spiaggia

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