15 Marco Fidolini, Trittico del delfino
Occupa quattro diverse sedi nel comune di San Giovanni Valdarno la mostra di Marco Fidolini, promossa da Casa Masaccio nell’ambito del progetto Toscana ’900. Piccoli grandi musei. Imbastito dal curatore Giorgio Di Genova, col titolo Polittici 1983/2015. Epifanie metropolitane, il percorso deambulante nei luoghi simbolo della città (Palazzo d’Arnolfo, Pieve di San Giovanni Battista, Museo della Basilica, Casa Giovanni da San Giovanni) celebra i 50 anni di lavoro dell’artista (enfant du pays, classe 1945) e sollecita le sue riflessioni (altrimenti detto «dialogo») sul vedutismo e il figurativismo dell’arte contemporanea, necessariamente riflessa nella tradizione rinascimentale di Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, detto Masaccio, che qui ebbe i natali nel 1401. E di cui l’estensione polidimensionale dell’inquadratura, sono ventotto i pezzi in mostra – alcuni dei quali inediti, una passione di Fidolini il polittico, coltivata a partire dagli anni Settanta – rappresenta insieme il montaggio, l’architrave e la cornice contenutistica.

14 Marco Fidolini, Stele con offerenti, 2001[1]
Una nomenclatura che vive di continua pulsazione e ostinata mutazione, come di un abbrivio allucinatorio e impietoso, di un trauma patologico, soggetti inquieti e soggettività estreme, disumanità, deformità, oscenità, lacerazioni e perversioni, formicolio ottico e disagio mentale, ferite e fratture, isterici rilievi epidermici e disturbanti punteggiature corporee, aberrazioni fantastiche in un contesto di realismo psicologico, come immagini fuoruscite da una pellicola gore o dall’ultimo delirio lynchiano di un Cronenberg.

Col suo «pennello molto fotografico», perfetto nel trattare acrilico e tempera alla caseina, Fidolini ricuce un dispositivo estetico molto personale, lucidamente ossessivo e enigmaticamente trasgressivo, una copula metafisica che non si accontenta della «visione» per diventare «visionarietà» da blob postatomico. Come suona la vicinanza, certo più ambientale che linguistico, fra il fidoliniano Trittico del delfino e la pala del Beato Angelico nel Museo della Basilica.

Ma a colpirci, nel segno di un rigore di linee e architetture lucide nel bianco e nero, è la sequenza Metropolis, l’abbandono e il liquefarsi apocalittico della modernità, il suo lato oscuro, l’altra faccia della nudità urbana. «Con la sua ottica intrisa di Neue Sachlichkeit, Léger, Sheeler, de Chirico, nonché di arte etrusca e di strutture Tre-Quattrocentesche – scrive Giorgio Di Genova nel catalogo edito da Masso delle Fate – Fidolini ha costruito per ‘fotogrammi’ pittorici un allegorico spaccato, oggettivamente realistico con sostrati visionari, senza dubbio rivelatore di molti aspetti della realtà dei nostri giorni».
La mostra resta aperta fino al 31 dicembre. Chiusura lunedì e martedì. Ingresso gratuito.