Le braccia fluttuano nello spazio, onde in movimento raccontano l’armonia del corpo con l’universo. È una danza che viaggia nell’aria, tracciando in sincrono un affondo sinuoso nella terra. Piccoli oggetti, tavolini bassi, acqua. Lo sguardo allungato verso l’infinito.

Carolyn Carlson è tornata a Milano, al Piccolo Teatro Strehler, struttura che l’ha ospitata altre volte nella sua lunga carriera, con Short Stories per la grande Danza al Piccolo. La formula racconta chi è Carolyn: una danzatrice, una coreografa, che mai ha smesso di accostare alla creazione la pedagogia e il nutrimento di quella che è la sua family artistica. Danzatori cresciuti con lei a Venezia, a Parigi, a Roubaix, ora di nuovo a Parigi, in residenza al Théâtre National de Chaillot. Perché in Short Stories, serata con più di un pezzo intercambiabile nel corso della tournée, Carlson si alterna sulla scena ai suoi fedeli performer, sul cui talento firma personali cammei.

La serata del Piccolo inizia con Immersion di e con Carlson, assolo dell’interprete-autrice che va ad aggiungersi, tassello di un puzzle dalle tonalità intime e universali, a titoli che hanno segnato la storia della danza contemporanea degli ultimi quarant’anni, uno per tutti Blue Lady. Tornano quelle magnifiche braccia ali, quei giri su se stessa in morbida spirale, quelle tracce nell’acqua che ci riportano anche all’assolo nato nei primi anni Duemila alla Biennale di Venezia, Writings on Water. In Immersion la musica è di Nicolas de Zorzi e avvolge Carlson in quella poesia di sensi e di visioni che ha per tema l’acqua, elemento da sempre centrale nell’avventura dell’artista.

carlson

Classe 1943, Carlson rinasce ancora una volta attraverso una danza in perenne contatto con la natura: «Ideas are like birds and clouds/flying and dissolving into otherforms of who we are», scrive Carlson in una sua poesia: «le idee nascono come uccelli e nuvole che volano e si disperdono in altre nostre metamorfosi».

E le metamorfosi appartengono anche ai danzatori di Carolyn: Chinatsu Kosakatani e Yutaka Nakata interpretano Li, un duo su musica di Aleksi Aubry-Carlson in cui l’Oriente, amato da Carlson, respira in una danza virtuosistica, sospesa in un moto celeste. Chiude la serata lo stupefacente assolo per Sara Orselli su musica di Michael Gordon, Mandala.

Orselli è una danzatrice di potente temperamento, si fonde totalmente nel moto trascinante della spirale, sottolineata da proiezioni colorate che si diffondono dall’alto sulla scena. Ipnotica come un derviscio, Orselli infonde energia in miriadi di variazioni circolari nello spazio: un pezzo magnetico per una grande danzatrice.

Le Short Stories di Carlson tornano in Italia il 14 e 15 luglio, al festival Bolzano Danza, dove è possibile rivedere Mandala insieme alla prima nazionale di All that falls e alla ricostruzione di un cult di Carolyn: l’assolo Density 21.5 su musica di Edgar Varèse, che debuttò all’Opéra di Parigi nel 1973, rinato oggi per Isida Micani. All that falls Immersion e Mandala a Bassano il 17 e a Udine il 19.