Anche se molti vedono l’atto di innamorarsi come una danza pensata per due, Alice Munro mostra piuttosto maggiore interesse per la singolarità di quell’ esperienza. (…) La gran parte dei racconti raccolti in No Love Lost (McClelland & Stewart 2003) parla di un amore che, per un motivo o per l’altro, è segreto.
Bardon Bus, Lasciarsi andare, Un’avventura e Le bambine restano esplorano relazioni che sono, da un certo punto di vista, celate, e che portano la psiche dei protagonisti a sottrarsi dal mondo ordinario. Ecco perché Rose, protagonista di Un’avventura, respinta dall’amante prima che il loro rapporto extraconiugale venga consumato, è devastata nel momento in cui lui decide di farla ritornare nel mondo di tutti i giorni. «Gli argomenti di Clifford, pieni di serietà e buon senso, non fecero affatto presa su Rose. Capiva benissimo che l’aveva tradita. Serietà e buon senso non erano mai stati quello che voleva da lui».
Anche Louisa, la protagonista ormai anziana e con problemi di cuore di Lasciarsi andare, imbattendosi in un fantasma o apparizione di un uomo che lei non ha mai effettivamente incontrato, ma con cui ha solamente avuto uno scambio epistolare di lettere d’amore durante la Prima Guerra Mondiale, lo considera un «traditore, senza scampo, un girovago» e sente che «era una forma di anarchia ciò contro cui lei stava lottando – un disordine divoratore. Voragini improvvise e inganni imprevisti, il tutto accompagnato da radiose ma evanescenti consolazioni». Queste voragini potrebbero riferirsi sia alle condizioni di salute di Louisa sia al suo stato di innamoramento. E cosa sono le «radiose consolazioni»?. Un’evasione dalla monotona routine di tutti i giorni, o sono le ansie dovute alla malattia, unite a un tremulo avanzare del senso di isolamento e, infine, di una vivida vita interiore o, per altro verso, di morte.
Ciò non vuole assolutamente dire che Munro banalizzi la sofferenza insita in tali situazioni; nei suoi racconti il tormento è così abilmente esaminato che nel leggerli non di rado il cuore sussulta. (…) Questo, credo, sia dovuto al fatto che stiamo parlando di una di quelle rare scrittrici il cui stile raggiunge un perfetto equilibrio tra spietata onestà ed empatia. Perfino di fronte ad allarmanti rivelazioni di debolezza, stupidità, o sfacciato egoismo, la ricchezza e generosità dello scritto rendono impossibile al lettore il riconoscimento di un nemico in un qualsiasi luogo della scrittura.
Nei racconti di Munro, la comparsa dell’amore è quasi sempre un pass per accedere ad un altro mondo, un’altra vita, l’inizio di una serie di intense trasformazioni, il cui risultato finale sarà spesso il ricongiungimento delle identità. La novità della condizione in cui l’amante viene catapultato suggerisce che l’adolescenza è la fase ideale perché questo accada. Inoltre, come dimostrato ripetutamente dall’autrice, non esiste un momento ideale nell’arco della vita per il tipo di cambiamenti provocati dalle scosse sismiche dell’amore. Per il lettore, lo «sguardo impietrito e dolente» dei vecchi amanti che stanno per essere separati in The Bear Came Over the Mountain è convincente tanto quanto la disperazione della donna di mezza età che troviamo in La fortuna di Simon, o quella di Lottar in La vergine albanese.
A volte, nei racconti, il personaggio riesce a resistere a tali cambiamenti, dato che non vuole – consciamente o inconsciamente – essere allontanato in modo brusco da ciò che è familiare per precipitare nel mondo del sogno, della congettura, e del desiderio, o, in alcuni casi, di libidine e brutalità.
Per esempio la «poetessa» dell’Ottocento che troviamo in Meneseteung tende ad immergersi in un paesaggio creato dalla sua immaginazione artistica (ma anche da una considerevole quantità di ansiolitici) per poter evadere dalla trappola di un’imminente storia d’amore, e, forse, anche fuggire dagli echi di episodi di sesso e violenza in strada che le capita di sentire svegliandosinel mezzo di una notte, una notte che appare «essersi accesa fino al colmo di minacce».
Ma è Rose in La fortuna di Simon che riesce a fuggire nella maniera più drammatica possibile quando, dopo aver aspettato per un intero fine settimana un amante che non arriva, fa i bagagli prendendo solo alcune delle sue cose e si mette in macchina per percorrere miglio dopo miglio la lunga distanza che separa l’Ontario dallo Saskatchewan. E non si ferma fino a che «il mondo, non essendo più un palcoscenico sul quale avrebbe potuto forse ricontrarlo, era tornato se stesso». (…)
A volte, il cambiamento in un personaggio influenzato dall’amore avverrà sottoforma di un passo fatto inconsciamente per avvicinarsi, piuttosto che allontanarsi, all’inevitabile domesticità, ma queste di solito sono distanze percorse in modo più lento, sono risvegli più dolci, che spesso permettono a Munro di esaminare l’inaspettata fortuna che nasce dall’instaurarsi di certi accordi. Ecco come Enid di Una donna di cuore sviluppa quella che potrebbe quasi essere chiamata una devozione cronica nei confronti di Rupert, dopo un periodo passato a casa sua per prendersi cura della moglie morente. In maniera simile in Nemico, amico, amante… il futuro amoroso di Johanna, che di professione fa la domestica, viene messo in moto da un lato dallo scherzo fatto da due giovani ragazze e, dall’altro, dalle sue capacità nella cura della casa. Mentre questi racconti si dispiegano, noi capiamo lentamente che un anello incrinato nella catena delle circostanze – circostanze che a volte possono anticipare di diversi anni l’entrata in scena degli individui coinvoltinella storia – avrebbe potuto stravolgere completamente l’esito finale di tali avvenimenti, o addirittura non avere esito affatto. Edith, una delle ragazze che ha pianificato lo scherzo, non si sente particolarmente appagata dai risultati delle sue beffe. Quando viene a sapere che Johanna sta per dare alla luce il suo primo bambino, pensa: «Era solo l’intrico delle conseguenze a lasciarla sconcertata… Dove mai, infatti, sulla lista delle mete che si era posta nella vita, si faceva menzione del suo essere responsabile dell’esistenza terrena di una persona di nome Omar?».
Da una scrittrice come Munro, con un tale genio, non c’è da meravigliarsi se in questi racconti lunghi e stratificatiaccade molto più di un semplice instaurarsi di accordi domestici. Proprio come in altri racconti ci sono molte strade da esplorare, e molte lezioni da imparare grazie alla saggezza dell’autrice. Inoltre, è la pienezza dell’evolversi della nostra natura umana e le sue mille sfaccettature che, sotto l’influsso del mistero dell’amore (o mentre ci riprendiamo dai suoi assalti), forma l’anima di questa raccolta. Perché alla fine cos’è l’amore se non l’ultimo, splendido, indefinibile mistero? Imprevedibile e difficile da evitare come il tempo, ma diversamente dal tempo, impossibile da spiegare scientificamente o da cui fuggire cercando un rifugio altrove: è il più grande tema affrontato dalla narrativa.
Noi sì che siamo privilegiati, quindi, ad avere una scrittrice di tale genio come Alice Munro. Ella ci guida attraverso il labirinto dell’amore, insiste incessantemente a farci aprire bene gli occhi di fronte al suo fogliame intricato, alle sue ombre, e a un penetrante fascio di luce, improvviso e violento.

Traduzione di Flavia Franco