Davanti alla costa occidentale della penisola malese, c’è un arcipelago meraviglioso costituito da 99 isole: l’arcipelago di Langkawi, nel quale la più importante è l’isola omonima, ed il cui nome significa «aquila forte». Si tratta di un vero paradiso tropicale, nel quale recarsi per le sue spiagge e il suo ottimo cibo, ma anche per la gente sempre gentile, cordiale e mai invadente, le cascate nelle cui pozze è possibile nuotare ed una vertiginosa funivia che porta allo Sky Bridge, un elettrizzante ponte sospeso sopra la foresta tropicale, dal quale ammirare le altre isole e la Thailandia all’orizzonte.

Langkawi possiede però un altro gioiello: il Kilim Karst Geoforest Park, che l’Unesco il 01 giugno 2007 fece diventare il primo geoparco di tutto il Sud-est asiatico. Un geoparco è un territorio dai confini ben definiti che possiede un patrimonio geologico, ma anche ecologico, archeologico, storico o culturale che va difeso per le generazioni a venire; allo stesso tempo deve avere un’area tale da consentire lo sviluppo economico delle popolazioni locali attraverso un turismo sostenibile. La cooperazione fra i parchi inseriti nel Global Geoparks Network consente scambi di conoscenza e competenze sotto l’egida dell’Unesco.

Nell’area di Langkawi i geoparchi sono ora 3, tutti visitabili; il Kilim Karst mantiene però la sua importanza predominante. È un luogo con un patrimonio geologico antico ed innumerevoli meraviglie naturali che sono dimora di un’enorme varietà di specie vegetali ed animali diverse, oltre ad una comunità locale in grado di portare avanti un ecoturismo unico nella regione. I paesaggi che si susseguono nella visita riescono ad essere molto differenti fra loro, ma sempre mozzafiato.

Affascinanti sono le notevoli e incontaminate foreste di mangrovie, che coesistono con un ecosistema carsico in mezzo a rocce e spiagge magnifiche, celando al suo interno fossili ed una ricchissima quantità di vita. Gli alberi di mangrovia, infatti, in grado di vivere in situazioni anaerobiche o di grande salinità, creano un ecosistema ricco di flora e fauna, aumentando le possibilità di sopravvivenza di piante diverse, e favorendo in genere la biodiversità. A conferma di questo, nel parco vivono numerose varietà di molluschi ed invertebrati marini, che alimentano il grande quantitativo di pesce qui presente, oltre a 84 specie diverse di farfalle, 23 di rane, 33 di serpenti, 17 di lucertole, tartarughe, varani, 25 specie di mammiferi, 238 di uccelli.

Un ecosistema spettacolare, nel quale l’uomo ha saputo inserirsi con dolcezza, e la cui conservazione va mantenuta. I malesi pensano che la natura sia stata creata come fonte di sostentamento ed ispirazione spirituale. Gli uomini nascono come beneficiari e custodi di essa. Siccome però lo sviluppo umano è più veloce della lentezza della natura, l’uomo comincia a sfruttarla e dominarla. La creazione dei parchi ha quindi il ruolo cruciale di essere il riferimento per la promozione dei valori relativi alla conservazione della natura.

Non si conosce l’origine del nome del parco; il termine kilim potrebbe afferirsi ad una pianta oppure agli escrementi di un animale selvatico. Le popolazioni che vivono qui sono per la maggior parte di origine thailandese, che qua giunte hanno abbracciato l’islam come loro religione; nell’area vivono però altre etnie che praticano il buddismo o l’induismo, e con le quali i rapporti sono ottimi e la vita si svolge in armonia. La gente fino a pochi anni fa viveva essenzialmente di pesca, praticata con sistemi tradizionali; altre attività erano legate all’agricoltura, con la coltivazione del riso e la lavorazione della gomma. Alcuni si erano invece specializzati nella raccolta e lavorazione dei cetrioli di mare che, dopo un semplice procedimento, producono un olio ed un balsamo curativi. Queste attività proseguono tuttora, ma la maggior parte delle persone è entrata a far parte della fiorente industria del turismo.

La visita al Kilim Geoforest Park comincia dalla sede dell’ente parco, dove i turisti vengono fatti accomodare su delle belle lance a motore telonate. Da qui si parte lungo i canali tra gli isolotti verso un approdo costruito in una zona ricchissima di mangrovie, caverne con i pipistrelli e scimmie curiose ed affamate, sempre alla caccia di cibo. Il cammino è facile ed avviene in un paesaggio a volte spettrale; impossibile uscire dal percorso guidato a causa della giungla a volte impenetrabile, e del terreno fangoso che nasconde insidie e serpenti.

Risaliti in barca, si procede verso una fattoria galleggiante, dove pesce e crostacei vengono mantenuti in grosse vasche, in attesa di essere venduti vivi ai ristoranti di tutta l’isola. Si possono vedere specie conosciute ed anche apprezzate dal punto di vista culinario, oppure altre che nessun europeo si sognerebbe di mangiare: dolcissime razze che si fanno accarezzare, splendidi squali leopardo ed addirittura i limuli, animali incredibili probabilmente discesi dai trilobiti e dal punto di vista biologico più simili a giganteschi insetti che ai crostacei; dei veri fossili viventi che nel sangue contengono un pigmento, l’emocianina, che l’aria fa diventare blu ed altre sostanze preziose negli studi farmacologici per la lotta a diverse malattie, fra cui l’Hiv.

In seguito ci si dirige nuovamente nei canali fra mangrovie, varani e scimmie, fino ad arrivare in una baia dove vive stanziale «l’aquila forte» che dà il nome all’isola. Un marinaio prende dei pezzi di pollo, li getta in acqua vicino all’elica che, girando, li riduce in piccoli frammenti che volano in aria. Le aquile, con il corpo bianco nero e nocciola, arrivano affamate facendo un carosello intorno alla barca. Bellissime, si tuffano sul cibo. Si pranza quindi al tavolo di una fattoria galleggiante che fa anche cucina, e poi si fa relax sulla spiaggia di un’isola deserta.

Considerando il comportamento abituale in certe parti del mondo, in cui l’attenzione all’ambiente non può esistere e viene sopraffatta da fame ed ignoranza, il Kilim Karst Geoforest Park è gestito in maniera eccezionale; gli abitanti e le guide cercano di tenere in ordine il sito e di mantenere la sua ecosostenibilità, perché hanno chiaro come il turismo possa essere interessato ad iniziative di questo tipo ed i vantaggi che può arrecare a tutta la popolazione. La nascita delle altre zone parco ne è la conferma.