In Burkina Faso quello delle «mangiatrici dell’anima» è un argomento scomodo – una piaga – su cui le autorità locali chiudono gli occhi, facendo finta che non esista. Infatti, indipendentemente dalla fede religiosa, o dal ceto sociale, la maggior parte della popolazione crede fermamente nell’esistenza delle streghe. Esistono anche gli stregoni, naturalmente, ma è soprattutto al femminile che se ne parla. Streghe che si nutrono di anime. Un tema affrontato dal regista burkinabé S. Pierre Yaméogo nel film Delwende, lève-toi et marche, (premiato a Cannes nel 2005) e dalla scrittrice Adèle Nikiema – sua connazionale – autrice del romanzo La mangeuse d’âmes (pubblicato in Francia nel 2006 da Editions De La Lune).

La storia narrata da Nikiema è quella di Fati, una donna di un villaggio come tanti, dove non c’è elettricità né acqua corrente, dove si vive nelle case di fango e paglia e si muore con troppa facilità per le malattie e la malnutrizione. Fati è accusata di essere una «mangiatrice dell’anima», ovvero di aver provocato la morte di un bambino, il figlio della moglie più giovane del marito: in Africa Occidentale la poligamia è ancora molto diffusa.

Altre donne, come lei accusate di stregoneria, vengono emarginate e allontanate dai loro villaggi. Muoiono di solitudine e di stenti se non hanno la fortuna di riuscire ad arrivare a Ouagadougou, la capitale, dove esistono alcuni centri di accoglienza. Tra i più grandi c’è il Centro Delwende de Tanghin gestito dalle suore cattoliche che ospita circa 400 donne e il Centro di Paspanga,

Nella credenza popolare l’aspetto fisico – la trasandatezza – è un elemento determinante per riconoscere una «mangiatrice dell’anima», ma c’è anche il sistema dell’«istante della verità», quando l’anima del defunto è interpellata dal marabutto che pronuncia formule rituali di cui è l’unico detentore. Durante un determinato rituale il defunto rivela il nome del responsabile della sua morte: viene sgozzato un pollo e in base alla posizione in cui rotola al suolo dà il responso. Se, ad esempio, rimbalza di fronte al sole la morte è stata naturale, in caso contrario c’è di mezzo una «mangiatrice dell’anima».

Spesso nelle famiglie dove c’è la poligamia è facile che nascano gelosie e invidie. Basta un qualsiasi incidente o una malattia per accusare qualcuno. Si dice che le streghe mangino i volatili senza spiumarli, perché le piume danno quella forza che permette loro di rimanere più tempo in aria. Per sedurre gli uomini, poi, si cospargono il corpo di un «olio dell’amore» preparato con i ritagli delle unghie dei piedi e delle mani miste alla salamandra essiccata, il tutto grigliato e ridotto in una cenere a cui si aggiunge dell’olio.