«Un sistema di collusione e corruzione inquietante, che ha varcato ogni limite: la divisione tra un centrodestra mafioso, brutto e cattivo, e un centrosinistra pulito è ormai una visione non vera». Gabriella Stramaccioni, della presidenza di Libera, conosce bene la potenzialità delle mafie a Roma. Lo stupore quindi è limitato a certi nomi, come quello di Luca Odevaine, ex braccio destro di Veltroni.
È rimasta stupita dall’inchiesta che ha scosso la Capitale?
Questa indagine ha rivelato ciò che tutti sanno da tempo. Un sistema che ha potuto esistere e consolidarsi solo nella commistione forte con la politica. Il problema è capire da chi sono stati coperti. Il procuratore Pignatone ha raccontato di quanto hanno dovuto faticare nelle indagini perché queste persone avevano messo in piedi difese molto forti. È evidente quindi che c’è troppa politica che ha fatto finta di non vedere gli appalti, lo smantellamento di servizi, ecc.
Tra gli indagati anche la responsabile rom e sinti del Campidoglio. E una rete di cooperative che lavorano nell’accoglienza dei profughi…
La questione dell’immigrazione è spaventosa, ma lo è fin dall’origine, da quando il ministero degli Interni decise di smantellare i piccoli centri di accoglienza per rifugiati in favore di grandi agglomerati, contro ogni logica di integrazione e di impatto sul territorio. Una scelta indice di grossi appetiti: abbiamo visto costituirsi cooperative appositamente per avere la gestione di queste strutture, a scapito della qualità dei servizi. Con i Cara e i Cpt c’è stata una distorsione del sistema dell’immigrazione, che ha coinvolto malamente tanti pezzi del privato sociale. Sugli immigrati si arricchisce una doppia criminalità: quella della tratta, e quella che legalmente gestisce pezzi di accoglienza.
Un caso emblematico: coinvolto anche Salvatore Buzzi, presidente della Cooperativa (rossa) 29 giugno…
Un fatto molto preoccupante perché quella cooperativa era partita come una bella esperienza, con il reinserimento lavorativo di ex detenuti. Abbiamo visto cosa è diventata, secondo Pignatone: un luogo di potere, criminalità e violenza. Addirittura, raccontano gli inquirenti, Buzzi si sarebbe fatto aiutare da Carminati per un finanziamento dalla giunta Alemanno. Se così fosse, la direbbe lunga su quanto il potere politico sia soggiogato da queste criminalità. Poi c’è il ruolo dei funzionari amministrativi che dovrebbero controllare e normalmente non lo fanno. Pensiamo all’Ama: tutti sanno che non funziona, ma è un sistema ben tollerato. L’Ama viene pagata, secondo gli inquirenti, con cifre incredibili senza ottenere tra l’altro risultati positivi. Come nel caso della pulizia dei campi rom.
Roma terra di consolidamento dei legami tra mafie, criminalità e potere politico. Da sempre?
La prima vera indagine sul sistema criminale mafioso a Roma è del ’92, di Gerardo Chiaromonte, e parla di «presenza» delle mafie in tutto il Lazio. La politica per 20 anni ha parlato invece di «infiltrazioni». Ma aver confiscato, come è stato fatto, 50 strutture alberghiere vuol dire che le mafie sono arrivate tanto tempo fa, e i soldi riciclati sono tanti. Tutto nel silenzio totale e assordante. Pensiamo al fatto che solo con l’arrivo di Pignatone, l’altro anno, c’è stato a Roma il primo caso di incriminazione col 416 bis, il reato di mafia. Ci voleva un procuratore che ha operato a Palermo e a Reggio Calabria, come Prestipino e Cortese, e ha portato la sua esperienza, mettendo su un sistema di intelligence più all’avanguardia e allargando lo sguardo sul Lazio e sui legami tra il mondo imprenditoriale e criminale. I risultati, già dopo un anno e mezzo, si vedono.
Cosa è cambiato con la giunta Alemanno?
Credo che l’era di Alemanno abbia in qualche modo ratificato il crimine. Con una politica scellerata e senza freni, e personaggi discussi, ha aperto gli argini. Forse da un punto di vista economico, in modo irreversibile. Certamente la sua giunta ha tagliato i rubinetti ad alcuni e ha finanziato altri. Una cosa grave, che ho denunciato anche in un’audizione alla Camera, è che sono state create una serie di false onlus appositamente per gestire i beni confiscati alle mafie, di cui durante la sua giunta non sapevamo più nulla. Ma è chiaro che ci sono cose – pensiamo alle metropolitane e alle opere pubbliche, a partire dai mondiali di calcio del ’90 o i mondiali di nuoto – che vengono da lontano.
Senza distinzione tra destra e sinistra?
Intanto si vede che ci sono poteri illegali che si muovono legalmente. E che la politica non ha gli anticorpi necessari per contrastare la criminalità. Le mafie non guardano il colore politico. Anzi, come si è visto nell’esperienza della Calabria, non è la criminalità che si organizza ma diventa potere politico. Questo è l’aspetto più inquietante. Ma sicuramente la procura di Pignatone ne è consapevole.