Nell’anno della Convenzione di Rio sulla biodiversità, l’Europa, grazie alla Direttiva 92/43/CEE «Habitat», diede vita alla Rete Natura 2000, destinata a diventare il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. L’obiettivo era quello di sviluppare in tutti gli Stati membri una rete ecologica costituita dalla Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite con la Direttiva 79/409/CEE «Uccelli» per la conservazione degli uccelli selvatici e dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dai vari Paesi e destinati a diventare Zone Speciali di Conservazione (ZSC): il tutto per garantire il mantenimento a lungo termine di specie di flora e fauna e di habitat naturali minacciati. Nelle aree di questa Rete, che solo a volte coincidono con parchi o riserve naturali, si punta a garantire la protezione della natura mantenendo una sinergia tra conservazione della biodiversità e attività umane, tanto che l’obiettivo di conservazione non riguarda solo gli habitat naturali, ma anche quelli semi naturali come aree ad agricoltura tradizionale, boschi utilizzati e pascoli alla cui presenza sono legate numerose specie ormai rare.

In Italia, SIC, ZSC e ZPS riguardano una parte consistente del territorio (circa il 20% di quello terrestre e il 4% di quello marino) e proprio recentemente il nostro Paese si è dotato di uno strumento indispensabile per la loro corretta gestione: a seguito dell’intesa raggiunta tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, il 28 dicembre 2019 sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le Linee guida nazionali per la Valutazione di incidenza ambientale.
La VIncA è la procedura che garantisce che piani, programmi e progetti da attuare nei siti Natura 2000 siano compatibili con la tutela degli habitat e delle specie di interesse comunitario presenti. Nel corso degli anni, la cattiva applicazione della VIncA da parte delle Regioni ha portato al degrado di numerosi siti, tanto che nel marzo del 2013 la Lipu e il Wwf inviarono a Bruxelles un dossier di denuncia sui danni subiti da 37 siti italiani, inducendo la Commissione ad avviare una procedura istruttoria per violazione delle norme comunitarie.

Il lungo confronto che ne seguì ha coinvolto il Ministero dell’Ambiente, le Regioni e le Province autonome, oltre che la stessa Commissione europea, e si è concluso proprio con l’adozione di queste Linee guida finalizzate a garantire in Italia l’applicazione uniforme e corretta della normativa comunitaria sulla VIncA.
Si tratta di un passo avanti importante per la gestione della Rete Natura 2000: se sino ad oggi la tutela di habitat e specie è stata messa in secondo piano, con la corretta applicazione della VIncA si potrà rimediare contribuendo a difendere la biodiversità da programmi e interventi sbagliati. Occorre ovviamente che Regioni e Province autonome applichino le nuove regole in modo convinto e uniforme, così da dare valore a questo provvedimento: la perdita di biodiversità in Italia e nel mondo, è ben oltre il livello di guardia e contrastarla deve essere un impegno di governi, amministrazioni e società civile.