A parlare di miracolo si deve andare cauti, ma stavolta la tentazione è irresistibile: nel primo semestre del 2021 le vendite dei libri in Europa hanno fatto un balzo in avanti che non si spiega solo con le limitazioni subite nel 2020 dalle librerie durante il primo lockdown. Secondo una ricerca GFK pubblicata da Livres Hebdo, tra gennaio e giugno di quest’anno l’aumento più sensazionale si registra in Francia (+43,3 %), e in Spagna (+38,3 %), ma l’Italia – viene da dire: incredibilmente – arriva terza con uno spettacolare +36,8 % di molto superiore alla crescita portoghese (+18,9 %) e svizzera (+11,1%). Quanto a Germania e Paesi Bassi sono – viene da ripetere: incredibilmente – in fondo alla classifica, con i rispettivi +4,1 % e 4,3 %.

E sarebbe frettoloso, almeno per l’Italia, attribuire l’aumento ai risultati dell’online che, certo, sono stati eccezionali tra il 2019 e il 2020 (dal 34,1 % al 48 % del mercato), ma si sono poi fermati, se non altro nel primo semestre di quest’anno, dove, stando ai dati dell’Associazione Italiana Editori, si nota anzi una piccola flessione (47%). Mentre, e qui sta la vera notizia, secondo le cifre Aie nello stesso periodo le vendite nelle librerie fisiche sono passate dal 44,4 % al 47,8 %. Come dire che forse l’avanzata di Amazon è meno irrefrenabile di quanto si creda.

Lo dimostra ora la nascita di un’entità destinata a creare benefico scompiglio nel mercato librario italiano – entità e non catena, come sottolineano i suoi aderenti già a partire dalla sigla con cui si presentano al pubblico: «Librerie scatenate», sette negozi sparsi tra Nord e Sud, ciascuno indipendente, e però legati fra loro da rapporti di mutuo sostegno, oltre che di stima e amicizia personale. Alcuni hanno attratto clienti numerosi e fedeli nel centro di grandi città, dalla storica milanese Centofiori alle due genovesi L’amico ritrovato e L’amico immaginario, cui si aggiunge ora a Roma Panisperna 220, che apre domani nella via omonima.

Altri si sono imposti in località minori, anche se con flussi turistici notevoli, come Camogli, Ventotene, Procida.
Tutte però, grandi e piccole, sono caratterizzate dalla presenza centrale della libraia o del libraio, cui competono le scelte di gestione e che detiene sempre la quota di maggioranza (o, per alcune librerie, unica). Alla libertà decisionale, fondata sulla consapevolezza che ogni libreria è diversa dall’altra perché si cala in un contesto preciso, corrisponde però la possibilità di avere, grazie al rapporto stabile con gli altri partner, uno scambio costante di idee e di aiuti concreti, oltre che condizioni privilegiate con i distributori, snodo centrale nella filiera del libro.

«Proponiamo un nuovo modello di gruppo ad assetto variabile, senza velleità di concentrazione. E a giudicare dalle proposte di nuove aggregazioni, l’interesse è grande», spiega Andrea Palombi, che oltre a essere l’editore di Nutrimenti, è l’orgoglioso proprietario della libreria di Procida, «aperta tutto l’anno – non proprio una cosa scontata».

Ma come può una libreria fisica contrastare l’efficienza di Amazon e degli altri rivenditori online? Forse le «scatenate» punteranno, come tante indipendenti, sull’angolo-bar? La risposta di Masud Kia, responsabile di Panisperna 220, una consuetudine di decenni nel settore, è netta: «Assolutamente no. I libri sono e devono restare al centro della libreria. E rispetto ad Amazon, certo, io non ho a disposizione immediata l’intero catalogo, ma in compenso offro quell’esperienza unica che è un percorso fra i libri, un incontro con persone che li conoscono e ne possono parlare con vera competenza». E su questo piano i rivenditori online non possono che riconoscersi sconfitti.