Una messa di massa e la sinfonia per il governo della sussidiarietà nazionale. Si apre oggi l’edizione n. 34 del Meeting ciellino di Rimini che fino al 24 agosto farà da passerella a ministri, imprenditori, mandarini di Stato e artisti devoti a don Giuss o alla Compagnia delle Opere. 

Per la prima volta, il Celeste Roberto Formigoni è costretto a uscire dall’occhio di bue mediatico che illumina gli eredi: Maurizio Lupi e Mario Mauro. Anche Pierluigi Bersani – abbonato al “compromesso storico” sul crinale fra appalti e interessi in cooperazione – nel giro di un anno è diventato un banale visitatore, ammesso che si faccia vedere. In dubbio fino all’ultimo il leghista Roberto Maroni, ma Regione Lombardia avrà comunque lo stand finanziato (60 mila euro) dal Pirellone. 

Il sipario sul Meeting (tema: «Emergenza uomo») si alza con la celebrazione del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi alle 11 nell’auditorium della Fiera; nel pomeriggio scatta l’inaugurazione istituzionale dedicata all’Europa di Wojtyla, quella dall’Atlantico agli Urali. Dai ciellini torna, sia pure in videconferenza, Giorgio Napolitano che nel 2011 aveva anticipato dal pulpito di Rimini la ricetta tecnocratica. La vera Costituzione della Terza Repubblica è stata riscritta così: prima Sergio Marchionne, poi Corrado Passera e infine Mario Monti. Oggi tocca a Enrico Letta, cofondatore nel 2003 con Lupi dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Al suo fianco Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione ciellina, e Emilia Guarnieri che guida la macchina organizzativa del Meeting con un bilancio da 7,2 milioni. 

A Rimini, i ciellini gonfiano il petto d’orgoglio: oltre 700 mila presenze con quasi 4 mila volontari, 170 mila metri quadri di spazi allestiti, 900 giornalisti accreditati, oltre 200 sponsor. Dietro la facciata della fraternità e la scenografia dell’identità catto-comunitaria, la catastrofe morale del “modello di governo” ispirato ad Andreotti e poi incarnato da Berlusconi & Formigoni. E qualche incidente di percorso, forse perché l’ambizione da charity trust e da holding vaticana supera la devozione alla contabilità non sussidiaria. Proprio a Rimini in primavera si sono chiuse le indagini (truffa aggravata il reato delineato dalla Procura) nei confronti di Massimo Conti, Roberto Gambuti, Sandro Ricci e della Fondazione Meeting. Riguardano l’utilizzo dei fondi pubblici erogati da Regione Emilia-Romagna, Agenzia turistica di Rimini, Camera di Commercio di Rimini e Ministero dei beni culturali per complessivi 310 mila euro. 

Intanto la prima giornata del Meeting celebra l’Armenia: la scrittrice Antonia Arslan si presta a cullare la cristianità con il “celeste” Robi Ronza e Joseph Oughourlian, ad di Amber Capital Investment Management che si traduce nella finanza di Ny ormai nel business italiano della green economy in versione CdO (e non solo…). Poi palcoscenico politico con nomi in piena agibilità da sempre al Meeting: Matteo Colaninno, Lorenzo Dellai, Mariastella Gelmini, Raffaello Vignali. 

Domani si ricomincia, sempre fedeli alle larghe intese e ai cerchi concentrici. Al Meeting, da ministro, arriva Flavio Zanonato: il funzionario della “ditta” Pci-Pds-Ds-Pd che già nel 2009 il Corsera aveva definito il Formigoni del Veneto. E’ lo sviluppo economico che consta di una lunga tradizione: il pranzo con Andreotti proprio a Rimini, il viaggio in Israele con Bersani, le cene di santa Lucia con Galan. Ora all’orizzonte spiccano l’Expo 2015 e la Tav. Una sinfonia benedetta dal Quirinale.