Adesso c’è anche un’inchiesta sulla telefonata tra Tutino e Crocetta nella quale il primario palermitano avrebbe detto che l’ex assessora alla sanità Lucia Borsellino andava «fatta fuori come suo padre» e il presidente della regione Sicilia non avrebbe replicato. Rivelata da L’Espresso giovedì, l’esistenza di questa telefonata è stata smentita dopo una lunga verifica dalla procura di Palermo. E ancora ieri il procuratore capo Francesco Lo Voi ha garantito che «l’intercettazione tra il dottor Tutino e il presidente Crocetta non è agli atti di alcun procedimento di questo ufficio e neanche tra quelle registrate dal Nas». Ma il direttore dell’Espresso Luigi Vicinanza conferma ancora: «Quella telefonata – orrenda, imbarazzante – esiste».

La procura di Palermo ha deciso così di aprire un’inchiesta sul «giallo» della telefonata, che nell’articolo pubblicato ieri dall’Espresso risalirebbe a «pochi mesi fa» e che poi Vicinanza ha retrodatato al 2013. «I nostri cronisti a Palermo l’hanno ascoltata e ne hanno verificato l’autenticità con diverse fonti di tutti gli ambienti investigativi. E dopo l’arresto di Tutino con l’accusa di aver truffato il servizio sanitario regionale, avvenuto il 29 giugno scorso, l’autenticità di quella conversazione è stata nuovamente verificata. Solo dopo tutte questi controlli è stata pubblicata sul nostro giornale», ha scritto ieri il direttore dell’Espresso.
L’audio dunque non sarebbe in possesso del settimanale, e Vicinanza in un’intervista alla Stampa ha detto che «è sporco e ci sono alcune interferenze». Non essendo stato trascritto né allegato agli atti di alcun procedimento, dovrebbe essere tra le centinaia di intercettazioni ritenute non rilevanti e destinate alla distruzione; anche se è difficile ipotizzare che una così chiara testimonianza di ostilità del medico Tutino verso l’ex assessora alla sanità Borsellino possa essere stata ritenuta non rilevante in un’inchiesta sui presunti malaffari del primario.
E da ieri all’Espresso si è affiancato il quotidiano regionale La Sicilia, che ha ricapitolato la storia delle intercettazioni sul caso Tutino riferendo di come a Palermo le voci si rincorressero da tempo, al punto che Borsellino sarebbe stata indotta alle dimissioni proprio dalla conoscenza di quelle conversazioni tra il medico indagato e il presidente del governo regionale. Non solo, La Sicilia aggiunge un’altra intercettazione, un’altro passaggio dell’ostilità di Tutino verso Borsellino: «Dobbiamo stirarle quelle rughe che ha sul cervello».

Più che di intercettazioni si tratta ancora di mezze frasi, nel caso di Crocetta di presunti colpevoli silenzi: anche il servizio dell’Espresso non va oltre la citazione di sei parole. L’autore, il giornalista Piero Messina, ha fatto parte dell’imponente ufficio stampa della regione Sicilia, ridimensionato da Crocetta subito dopo il suo insediamento. «Quello che dice Crocetta è vero, mi ha licenziato tre anni fa dall’ufficio stampa della regione. Ma questa vicenda non ha nulla a che fare con l’articolo che ho scritto – ha detto ieri Messina -, io faccio il giornalista e cerco solo di raccontare le vicende di cui vengo a conoscenza». E ieri sera è stato direttamente il garante della privacy Francesco Pizzetti ad avanzare su twitter l’ipotesi che possa trattarsi di una intercettazione non disposta dalla procura ma di «una telefonata registrata da altri per altri motivi». Mentre il deputato dell’assemblea regionale siciliana Pippo Digiacomo (Pd) ha confermato che «sono mesi che gira la notizia di un’intercettazione imbarazzante, l’hanno fatto sapere a Lucia Borsellino, a me, a Crocetta e altri. Ne ho parlato col presidente la settimana prima della pubblicazione e ne ho voluto conto e ragione. Lui m’ha giurato di non avere mai sentito una bestialità del genere, mi sembrava sincero».
Crocetta ieri ha detto alle agenzie di stampa di voler rispettare «un silenzio totale» in ragione di «un dolore infinito». Ma pur avendo parlato di «dossieraggio» e «tentativo di omicidio» non ha ancora spiegato se intende tornare indietro dalla «autosospensione» (un istituto non previsto dallo statuto siciliano) né se ha intenzione di querelare L’Espresso. «Stiamo valutando tutte le azioni legali opportune», ha detto il suo avvocato. Intanto oggi è la vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio e a Palermo nell’aula magna della Corte d’appello sarà ricordato il sacrificio di Paolo Borsellino e della sua scorta. Ci sarà il presidente della Repubblica e con lui i ministri della giustizia e dell’interno. Non ci saranno per decisione annunciata da tempo i familiari del giudice assassinato, e tra loro la figlia Lucia. Non ci sarà nemmeno il presidente Crocetta.