L’avvertimento del dipartimento di stato americano sull’influenza indebita della Russia volta a «sovvertire i processi democratici» nel mondo sembra avere tutte le caratteristiche di un’operazione coordinata che ha avuto l’esito desiderato rimbalzando su tutti i media mondiali, a partire dagli organi di riferimento, New York Times e Washington Post. Ma i resoconti del cablogramma «riservato e non destinato a pubblico straniero» inviato dal segretario di stato Blinken per «fornire linee guida» (talking points) a tutte le maggiori ambasciate Usa, poi prontamente diffuso alla stampa ed ampliato in un briefing a Washinton, si distinguono non tanto per rivelazioni esplosive quanto per l’assenza di dettagli specifici.

Il documento cita i «300 milioni di dollari» che sarebbero stati elargiti «per volgere ambienti politici a favore di Mosca» e denuncia «pagamenti di contanti, in cripto valuta e via bonifici bancari oltre a lauti regali» all’indirizzo di partiti e personalità politiche in America centrale, Asia, medio oriente e Africa settentrionale oltre che «gruppi e fondazioni specialmente attive in tutta Europa».

Singolarmente assenti sono esempi concreti o specifiche istanze, sostituite da frasi come «alcuni dei metodi di finanziamenti politici clandestini della Russia sono particolarmente prevalenti in alcune parti del mondo». La vaghezza delle imputazioni è in singolare contrasto con precedenti rapporti assai più incisivi sulle operazioni di dezinformatsiya mirate specificamente ad influenzare elezioni straniere, comprese le presidenziali americane del 2016. In particolare il rapporto del procuratore speciale Mueller che nel 2019 ha documentato l’operazione Laktha, anche nota come Russiagate, per destabilizzare la campagna elettorale di Hilary Clinton e favorire Donald Trump.

Quell’indagine imputava a 13 cittadini russi e tre organizzazioni la principale responsabilità di un’operazione che sarebbe stata direttamente autorizzata da Vladimir Putin. Pur rilevando numerosi contatti fra i Russi e la campagna di Trump, il rapporto non ha riscontrato sufficienti prove di connivenza diretta. Altre indagini del Fbi e di almeno due commissioni parlamentari di inchiesta hanno rivelato le attività della Agentstvo internet-issledovaniy (Glavset), l’agenzia di base a San Pietroburgo responsabile di numerose ingerenze disinformative a mezzo internet e social media per generare discordia e confusione tramite falsi account negli Stati uniti ed Inghilterra prima del voto Brexit.

Alla luce di tutto questo le denunce del sostegno russo a formazioni di estrema destra a questo punto equivalgono alla scoperta dell’acqua calda e il fatto che Putin avrebbe speso enormi somme «nel tentativo di manipolare democrazie dall’interno», come ripetuto ai giornalisti da un portavoce del dipartimento, è qualcosa meno che una notizia. Inoltre l’affermazione che «la Russia ha usato falsi contratti e società di comodo in diversi paesi europei per elargire soldi a partiti politici» è una descrizione che potrebbe calzare le speculari attività dell’intelligence Usa.

Al tema delle influenze incrociate delle grandi potenze sulle elezioni di paesi terzi è dedicato anche uno studio della Carnegie Mellon University che ha rilevato che «dal 1946 al 2000 Usa e Urrs/Russia sono intervenute in circa un’elezione nazionale su nove» su tutto il quadrante geopolitico. E col maggior numero di tentativi di influenza concentrati su un paese: l’Italia (8 «interventi» americani e 4 russi). Il solo paese in Europa («unique exception», la definisce lo studio) ad aver goduto di ingerenze sia americane che russe.

Un dato storico che pone lecitamente la questione del tempismo e delle circostanze del leak ufficiale del dipartimento di stato che sembra inserirsi nella strategia Biden di «declassificazione» di intelligence già usata prima dell’invasione russa in Ucraina per compattare l’alleanza atlantica. Le ultime «rivelazioni» (che si concludono con un appello a fare fronte comune contro le destabilizzazioni russe) avvengono inoltre – difficile non notarlo – alla vigilia di elezioni cruciali nello stesso paese dei record di interventi sopra citati: l’alleato europeo considerato fra i più a rischio di «defezione» e quello in cui la prevista nuova coalizione di governo comprenderà il partito dai legami più stretti e pubblici con Mosca ed il partito di Putin .