Che cos’è il Palazzo Italia dell’Expo? Questione di punti di vista. Per Diana Bracco, commissario generale di sezione della grande opera in questione, è “la sintesi poetica della nostra presenza e delle nostre potenze” (importo complessivo dei lavori: 25.284.697 euro). In quel padiglione, dove è in costruzione “l’albero della vita”, il primo maggio si svolgerà la cerimonia inaugurale dell’evento planetario. Per la procura di Firenze, invece, è una delle grandi opere che sarebbe stata oggetto di “un articolato sistema corruttivo” messo in piedi dal super dirigente del ministero dei Lavori pubblici Ercole Incalza per pilotare appalti in tutta Italia. Incalza è stato arrestato ieri con altri tre imprenditori.

 

Nell’inchiesta figurano altri cinquanta indagati, tra i quali anche Antonio Acerbo, l’ex manager di Expo arrestato lo scorso ottobre nell’ambito di un’altra inchiesta (milanese) sulla cosiddetta “cupola degli appalti”: è accusato di corruzione e turbativa d’asta per aver pilotato la gara per il Padiglione Italia. Stando all’imputazione, Acerbo, che ha già chiesto di patteggiare tre anni, avrebbe turbato la gara “pilotandone l’aggiudicazione in favore” della società Italiana Costruzioni. E tra i suoi presunti complici, secondo la procura di Firenze, ci sarebbe anche l’imprenditore Stefano Perotti, arrestato ieri con l’accusa di aver influito “illecitamente” sull’aggiudicazione dei lavori del medesimo padiglione.

 

Il capitolo Expo dell’inchiesta fiorentina sembra sfiorare solo marginalmente il gigantesco lunapark milanese. Ma l’impressione è che a questo punto nemmeno la madre di tutti i sistemi corruttivi potrebbe anche solo intralciare il grande evento cui si sta aggrappando il “sistema paese”. Lo si capisce dalla cortese dichiarazione di rito del sindaco Giuliano Pisapia, per esempio: “Ho letto. E’ importante che se ci sono stati degli illeciti questi emergano. Ho molta fiducia nella magistratura. Come ho sempre fatto attendo il termine delle indagini per dare un giudizio”. Ma anche la nota un po’ isterica del deputato Pd Marco Di Maio dice che dell’Expo non si può nemmeno pensar male. Ce l’ha con il M5S: “L’Expo si fa e ciò lo si deve a questo governo non certo ai 5 Stelle che, forti del precetto della decrescita felice, ambirebbero a veder fallire qualsiasi iniziativa economica. Su Expo la magistratura accerti le responsabilità e la giustizia segua il suo corso”. Per Di Maio il governo ha nominato Raffaele Cantone a capo della Commissione nazionale anticorruzione, e questo basta e avanza. Il resto sono solo inchieste. La realtà gli sta dando ragione.

 

Altre, infatti, sembrano essere le preoccupazione di chi gestisce l’evento. Giuseppe Sala, commissario unico di Expo, ieri ha parlato del tema sicurezza. Sa che il primo maggio “ci saranno momenti di antagonismo”, ma sa anche che tutto (o quasi) sarà sotto controllo. Il sito, circondato da 2.000 telecamere, sarà recintato, e in città arriveranno 600 militari di supporto. “Non è un bunker ma il controllo sarà significativo”.