Gli imprenditori li insultano, li prendono a pugni, li minacciano. Dopo un’ispezione è capitato di trovare l’automobile rigata o danneggiata. Fare l’ispettore del lavoro, nell’Italia esasperata dalla crisi, è diventato un vero inferno. Da due settimane la categoria è in subbuglio, già due volte gli ispettori si sono recati sotto il ministero del Lavoro, in via Veneto a Roma, per parlare con il ministro Giuliano Poletti: prima l’8 maggio, e ancora ieri. Ma il ministro li snobba: è sempre fuori per servizio, e finora non ha voluto spendere una parola.

Le aggressioni si sono moltiplicate negli ultimi 2 mesi, dopo un fatto che ha avuto grande risalto mediatico: il caso del panettiere napoletano che dopo un’ispezione e una multa si è tolto la vita. Un dramma personale, certo. Su cui però si è scatenata una guerra: la politica, in particolare l’M5S, ha cominciato a bersagliare l’ispettorato, paragonandolo sostanzialmente a Equitalia.

Gli ispettori sono stati accusati di perseguitare i “pesci piccoli” e di non entrare invece nelle grandi aziende. Va detto che il panettiere aveva ben tre lavoratori irregolari: sua moglie, un cassintegrato che è fuggito e una ragazza retribuita 10 euro al giorno per 9 ore di lavoro. «Cosa si doveva fare? – si chiedono gli ispettori – Noi tra l’altro siamo anche ufficiali di polizia giudiziaria: siamo tenuti a registrare le violazioni e a procedere, per legge».

Pugni e auto danneggiate

L’ultima aggressione all’Aquila: in un cantiere edile, l’imprenditore ha aggredito gli ispettori, finiti al pronto soccorso. Attacchi simili si sono registrati a Siena e a Brescia. «A Foggia – racconta uno degli ispettori, iscritto alla Fp Cgil – ci sono stati due casi. Il primo di una ispettrice che è stata rinchiusa con un collega dentro un bar: il proprietario ha detto che li avrebbe fatti uscire solo quando avessero stracciato il verbale. Ovviamente è finito sotto processo. In un altro caso, dopo due ispezioni, una dell’Inps e l’altra dell’Inail, alla terza, quella del ministero del Lavoro, un pizzaiolo ha perso la pazienza e ha preso a pugni in faccia due nostri colleghi».

Un ispettore ligure racconta che dopo la visita a un cantiere, ha parcheggiato l’auto poco lontano, per controllare un’altra costruzione: «Devono avermi seguito, perché al mio ritorno ho trovato la macchina rigata su tutte le fiancate e sul tetto. Ho speso 4700 euro per farla riparare, mai rimborsati dal ministero».

E sì, perché le vetture mica sono fornite dal ministero: gli ispettori devono girare con la propria automobile, esponendola a tutti i rischi del caso. La manutenzione è a carico loro, come i parcheggi o le eventuali multe, nel caso che un’ispezione si prolunghi più del previsto. La benzina viene rimborsata solo per un quinto degli importi. L’assicurazione il ministero la garantisce solo per gli incidenti, e non per gli atti di vandalismo. E non basta, i disagi lavorativi non finiscono qua.

«Siamo ufficiali di polizia giudiziaria, ma non abbiamo l’indennità per questa funzione – lamenta un’ispettrice veneta – Le missioni ci vengono pagate solo 86 centesimi l’ora in più rispetto allo stipendio, che scendono a 26 l’ora quando superiamo le 6 ore di lavoro».

Ma trattamenti economici a parte – e questi ispettori sono retribuiti come un ministeriale medio, intorno ai 1500-1600 euro al mese – la polemica con Poletti è innanzitutto per «una mancanza di rispetto»: «Siamo stati attaccati, demonizzati, quando il nostro dovere è solo applicare le leggi: e se non lo facessimo, se anche mai pensassimo di chiudere un occhio, rischieremmo la galera. E il ministro cosa fa? Non ha detto una parola per difenderci».

Ammorbidire le sanzioni?

La risposta ovviamente non può essere quella di interrompere le ispezioni o, peggio ancora, di chiudere un occhio davanti a violazioni di legge spesso molto pesanti: anche perché il lavoro nero è solo la punta dell’iceberg del sommerso che questi funzionari dello Stato portano alla luce. «Il peggio sta spesso nel grigio – dice un ispettore veneto – Sta negli appalti irregolari, nei cocoprò che sono invece dipendenti. Nei part time che fanno 8-10 ore al giorno. Mi è capitato il caso di una donna registrata per 10 ore settimanali, ma ne faceva in realtà 64».

Una delle soluzioni, anche per svelenire il clima, secondo gli ispettori starebbe nell’ammorbidimento delle sanzioni, che il governo Letta, con il “Destinazione Italia”, ha molto appesantito. Non solo rivedere le multe, ma soprattutto concedere più tempo per dilazionare i pagamenti, senza magari sospendere immediatamente l’attività. «Il bello è che proprio con i Cinquestelle abbiamo presentato due ordini del giorno, uno alla Camera e un altro al Senato, per rivedere le sanzioni. Ma poi ci hanno attaccato – spiega uno degli ispettori – Alessandro Di Battista ha risposto in una mail “non rompete i coglioni” a uno dei nostri che dopo il caso di Napoli chiedeva di interloquire con loro».

Un’Agenzia unica per il Lavoro

Uno dei punti qualificanti della piattaforma che gli ispettori hanno presentato ieri al ministero (in un incontro con il segretario e il direttore generale del loro servizio, ma vorrebbero parlarne a Poletti) riguarda la creazione di un’Agenzia unica per i servizi ispettivi. Unificando le figure, le funzioni, le banche dati di ministero, Inps, Inail, Asl, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e decine di altri enti che fanno ispezioni. Il tutto per raggiungere tre obiettivi: 1) rendere più efficace il servizio; 2) risparmiare soldi pubblici (la Cgil parla di almeno 3,5 miliardi in 10 anni); 3) rendere meno pesante l’impatto per le imprese, che si vedono arrivare continue ispezioni, di soggetti diversi, con multe differenziate e relativa burocrazia.

Tra l’altro, sarebbe utile informare i lavoratori: molti non sanno che possono recarsi a denunciare allo sportello degli ispettori, e che gratuitamente – senza doversi rivolgere agli avvocati – questi possono risolvere le controversie con le imprese, recuperando anche i soldi dovuti.

Ancora, vanno trovate risorse: gli ispettori anticipano le spese, vengono rimborsati solo dopo 7 mesi, e spesso hanno pendenze di oltre 2 mila euro. Va fermata la scure della spending review, che sta per tagliare molte sedi nei territori per centralizzare tutto a Roma (il che vuol dire meno ispezioni diffuse). Giuseppe Palumbo, coordinatore nazionale della Fp Cgil, spiega che «in Italia ci sono circa 3.500 addetti alle funzioni ispettive, ma solo sulla carta: perché per effetto del blocco del turn over, molti ispettori devono restare fermi dietro a una scrivania».

Per Francesco Piccoli, segretario del sindacato autonomo Flp, «il ministro deve difendere la nostra figura, possibilmente realizzando anche una Pubblicità progresso per spiegare i nostri compiti. Deve coprire i rischi con una assicurazione, e soprattutto deve cambiare le norme: le multe sono troppo alte, va lasciato fiato alle imprese per poter pagare rateizzando le sanzioni, senza per forza sospendere le attività».