Le immagini dal Cpr di Ponte Galeria: «Peggio di un animale»
Detenzione amministrativa La video-denuncia di un recluso
Detenzione amministrativa La video-denuncia di un recluso
Stanze allagate, materassi sporchi, persone che dormono per terra o sui tavoli dove si dovrebbe mangiare. «Peggio di un animale, se c’è un animale si incazza», dice l’autore del video. È un recluso del centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, alle porte di Roma, e ci ha inviato queste immagini per denunciare le condizioni in cui è costretto a vivere.
https://www.youtube.com/watch?v=FtscZb_s4ic&feature=youtu.be
Insieme a lui ci sono altre persone di diverse nazionalità private della libertà senza aver commesso alcun reato. Nei Cpr, infatti, si viene rinchiusi solo in virtù di illeciti amministrativi: la mancanza dei documenti di soggiorno. Il primo decreto sicurezza voluto da Salvini (113/2018) ha portato il periodo massimo di trattenimento nei Cpr da 90 a 180 giorni (il governo sta discutendo una modifica per riportarlo a tre mesi).
Secondo la legge la detenzione amministrativa non è una forma di punizione, ma dovrebbe servire a identificare e rimpatriare gli stranieri che si trovano sul territorio italiano senza i documenti necessari. Eppure una persona su due di quelle che transitano nei Cpr non viene rimpatriata. Lo dicono i dati forniti dal Garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale nella Relazione al Parlamento 2020 che documentano 6.172 trattenuti nel 2019 (+51% rispetto ai 4.092 dell’anno precedente). Di questi, 515 non sono neanche stati identificati. Per queste persone la «detenzione senza reato» è non solo ingiusta, ma anche inutile.
Le testimonianze venute fuori in questi anni dai Cpr raccontano una realtà spesso peggiore di quella delle carceri. Meno garanzie, condizioni più dure e soprattutto la percezione diffusa di essere privati della propria libertà senza alcuna colpa.
I Cpr attualmente in funzione sono nove: Bari; Brindisi; Caltanissetta; Macomer (Nu); Palazzo San Gervasio (Pz); Roma; Torino; Trapani; Gradisca d’Isonzo (Go). In quest’ultimo, riaperto a dicembre scorso, nel corso del 2020 hanno perso la vita già due persone: Vakhtang Enukidze (morto il 18 gennaio) e Orgest Turia (morto il 14 luglio). Il centro di Gradisca è teatro di continue tensioni. Da inizio luglio ci sono state numerose rivolte, spesso sedate con violenza. L’ultima è avvenuta alla vigilia di Ferragosto, quando nella struttura sono stati appiccati degli incendi.
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