L’hinterland all’ombra dei grattacieli del centro di Los Angeles è attraversato da un groviglio di freeways a dieci corsie, capannoni industriali, viadotti e binari che incrociano il greto del fiume blindato di cemento armato. Le colate hanno martoriato i quartieri messicani nelle zone più fatiscenti e disagiate della città. Gli accampamenti dei senza casa – ubiqui su marciapiedi e sulle scarpate delle autostrade – raccontano l’abissale disuguaglianza della città e del paese. La piaga degli homeless è vergogna nazionale e problema intrattabile di tutte le grandi città americane, effetto di una rete sociale ridotta in brandelli, una popolazione di psicolabili abbandonata a se stessa ed un “darwinismo sociale” che non perdona anche un solo passo falso.

Paesaggi urbani come questo di East Los Angeles sono la rappresentazione tangibile dell’abisso che taglia una società spaccata fra fortune sempre più favolose e private e un precariato permanente che fabbrica detriti umani. A questi si sono aggiunti di recente gli incongrui rifiuti di consumismo sparpagliati lungo i binari della Burlington Northern Santa Fe e della Union Pacific . In un tratto angusto stretto fra muri di cemento, nei pressi di un deposito, volteggiano plastiche a cartoni, sparsi ovunque, scatole, buste aperte, imballaggi strappati – molti recanti l’inconfondibile marchio del mezzo sorriso di Amazon. E avanzi di merci abbandonate: copertoni, frammenti di giocattolo, elettrodomestici – una mescolanza di generi di consumo di ogni tipo alla rinfusa in una surreale e improvvisata discarica. Sono gli avanzi di una razzia continua che prende di mira i convogli che approvvigionano i punti vendita del paese. I treni vengono assaliti quando attraversano lo snodo merci di Lincoln Heights, dove rallentano attraverso una strettoia fiancheggiata da tendopoli per poi proseguire col loro carico di un benessere alieno, per sempre diretti altrove.

LE RICCHEZZE dei vagoni vengono depredate sistematicamente da bande che scassinano i container trasportati dai convogli tirandone fuori ogni bene – un inventario scompigliato di desideri ordinati online. Sui binari rimane ciò che non fanno a tempo a portare via. I furti occasionali sono diventati una falla aperta nella filiera dell’e-commerce. La sola Union Pacific ha registrato un incremento dei furti del 160% nello scorso anno per un danno di 5 milioni di dollari. Secondo un portavoce vengono presi di mira fino a 90 vagoni ogni giorno, un’operazione coordinata da bande organizzate, sostiene, che a volte reclutano mano d’opera nei campi di homeless. Uno scenario che evoca in qualche modo sia le hobo jungle di Furore che le distopie di Blade Runner – il consumismo parossistico e il disagio diffuso, ai tempi del lockdown.

LOS ANGELES è punto di accesso per il 40% dei beni di consumo in Usa, scaricati principalmente ai porti di San Pedro e Long Beach, terminali della rotta pacifica dalla fabbrica asiatica. Un fiume in piena da 450 miliardi di dollari smistato via camion e ferrovia verso i magazzini e le case dove i cittadini/consumatori cliccano furiosamente sui tasti ‘acquista’. La fragilità di questa filiera è diventata evidente questo autunno quando dopo due anni di pandemia, fluttuazioni logistiche (produzione, manodopera, trasporti) hanno fatto registrare scompensi nella distribuzione dei beni. Un segnale della diffusa instabilità nel sistema-capitale dalla disuguaglianza sempre più abissale. L’immagine che rimandano gli assalti ai treni è se possibile ancora più paradigmatica di uno scompenso insostenibile: chilometri di avanzi di razzia in cui rovistano persone alla ricerca di briciole di benessere abbandonate dagli svaligiatori. «Sul treno arriva tutto», dice un uomo intervistato dal Los Angeles Times mentre setacciava i detriti. «Cellulari, borse Louis-Vuitton, vestiti griffati, giocattoli, tagliaerba, attrezzi, elettrodomestici…».

SECONDO LA POLIZIA sono stati effettuati un centinaio di arresti ma non è chiaro se si siano tradotti in rinvii a giudizio, e quanti. Le autorità danno la colpa alle stesse ferrovie per non aver predisposto adeguate misure di sicurezza. Quando ci siamo passati nulla impediva l’accesso alle rotaie, diverse persone rovistavano fra i detriti mentre a pochi metri una squadra di addetti alle pulizie lavorava per sgomberare i binari. Ogni pochi minuti interminabili convogli transitavano a passo d’uomo.

IMPOSSIBILE non situare questa scena surreale nel contesto attuale, alla confluenza di una pandemia che ha esacerbato conflitti e contraddizioni già fin troppo diffusi, divaricando sempre di più diseredati e miliardari, privilegiati ed “essenziali”, mascherando una crisi dietro indici di consumo in crescita e record di Wall Street. Sui binari incontriamo “Joe”, reduce e afroamericano che scuote lentamente il capo: «Che spreco – sussurra – sembra un campo di battaglia».

Parliamo di come sia bizzarra l’assenza di forze dell’ordine ora che la situazione è nota, ora che le immagini rimbalzano su Instagram dopo essere state rivelate da un operatore di un’emittente locale. «Conviene a qualcuno», sostiene Joe. «Fa gioco al backlash…». Si riferisce alla reazione ai grandi movimenti di un paio di anni fa. Da mesi non si legge che di furti e rapine in crescita, una serie di razzie in stile esproprio ha colpito negozi e grandi magazzini in quartieri bene di Los Angeles e San Francisco facendo scalpore montato dai giornali. In realtà un incremento del 2% c’è stato rispetto all’anno scorso ma sempre al di sotto dei livelli pre-pandemici. La polizia però non perde occasione di allarmare – e addossare la colpa a Black Lives Matter e le loro pretese di depotenziare le forze dell’ordine: una campagna per assicurarsi finanziamenti a rischio.

SARÀ QUESTA – la paura – la base anche delle campagne politiche repubblicane imperniate su terrore e disgusto. «Ha cominciato tutto lui» conclude Joe. «Ha cominciato Trump». Poi raccatta un paio di confezioni di maschere K95: «Conosco dei reduci a cui queste possono far comodo».