Le Farc liberano l’ex marine Kevin Scott
Colombia Croce rossa internazionale, Norvegia e Cuba mediatori nel rilascio
Colombia Croce rossa internazionale, Norvegia e Cuba mediatori nel rilascio
Kevin Scott Sutay è tornato a casa dopo aver trascorso quattro mesi nelle mani delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc). La guerriglia marxista lo ha liberato domenica con la mediazione del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) e di rappresentanti dei governi cubano e norvegese. Cuba e Norvegia, insieme al Venezuela e al Cile sono i garanti delle trattative di pace tra Farc e governo colombiano, iniziate un anno fa a Oslo e proseguite all’Avana, e ancora in corso. Inizialmente, per rilasciare Scott le Farc avevano chiesto la presenza di altri mediatori: dalla Comunità di Sant’Egidio, alla senatrice Piedad Cordoba, al reverendo e militante nordamericano Jesse Jackson. Il presidente colombiano Juan Manuel Santos li aveva però esclusi, per evitare «uno show mediatico», lasciando in campo solo il Cicr. Cordoba, che in molti avrebbero voluto candidare alle prossime presidenziali del 2014, dal 2008 ha svolto un ruolo di grande mediatrice contribuendo alla liberazione di oltre 30 prigionieri di guerra catturati dalla guerriglia. Per questo, è finita sotto inchiesta, accusata di complicità con i gruppi armati e privata dell’esercizio parlamentare per 18 anni.
Scott è stato consegnato al Cicr in una zona rurale di Tomachipan, nella selva del Guaviare, nel sud-est della Colombia. La stessa enclave in cui si concluse, nel 2008, l’Operazione Jaque, con la quale vennero rilasciate dalle Farc l’ex candidata alla presidenza Ingrid Betancourt e altri 14, fra i quali 3 contrattisti Usa. Allora, fu determinante il ruolo giocato dall’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, scomparso il 5 marzo per un tumore. La zona dista circa 122 km dal comune di El Retiro, dov’è stato catturato Scott, il 20 giugno scorso. L’ex marine newyorchese ha prestato servizio nell’esercito Usa tra novembre 2009 e marzo 2013, e ha partecipato alla guerra in Afghanistan come esperto in esplosivi nel 2010 e nel 2011. Per questo, la guerriglia lo ha in un primo momento accusato di essere «un mercenario». Il 7 ottobre scorso, in un comunicato, le Farc hanno però diffuso un altro ritratto di Scott, definito: «un gringo folcloristico, masticatore di cycles e fumatore di marijuana, che va alla scoperta del mondo, zaino in spalla e pochi dollari in tasca». Uno che sembra incarnare «lo stereotipo del gringo hollywoodiano: buono, ingenuo, nobile e sperduto», nel caso specifico anche ossessionato dall’idea «di vedere una tigre», animale che non esiste nella selva colombiana. Gli Usa, per bocca del Segretario di stato John Kerry, hanno ringraziato «il governo colombiano e in particolare il presidente Manuel Santos».
Nel marzo del 2012, prima di iniziare le trattative, le Farc hanno dichiarato pubblicamente di aver rinunciato al sequestro di civili. Da novembre scorso, il dialogo col governo all’Avana ha portato a un accordo solo sul primo dei cinque punti in agenda, relativo allo sviluppo rurale. Le due parti proseguono le discussioni sul secondo punto, la partecipazione delle Farc alla vita politica. Un’agenda che, nelle intenzioni della guerriglia e delle forze di alternativa che sostengono le trattative, implica un cambiamento profondo e strutturale nel sistema politico colombiano: in primo luogo l’apertura di veri spazi di agibilità democratici, la cessazione degli omicidi politici di sindacalisti e oppositori e il definitivo pensionamento dei paramilitari. È ancora vivo infatti il ricordo dei massacri subiti da migliaia di militanti e dirigenti del partito Union Patriottica, un movimento politico con il quale, alleandosi con altre forze, le Farc si presentarono alle elezioni dell’85, riuscendo a eleggere 14 deputati, oltre a sindaci e consiglieri. A luglio, un tribunale colombiano ha stabilito che il partito de la Union Patriottica, dichiarato illegale nel 2002, può rientrare nella vita politica, e magari partecipare alle prossime elezioni.
Prima di decidere se presentarsi alle presidenziali del maggio 2014, Santos vuole portare a casa un risultato di immagine, da far pesare sul candidato del Centro democratico (Cd), guidato dall’ex presidente colombiano Alvaro Uribe, amico dei paramilitari e feroce avversario delle trattative.
Uribe si presenta per il senato, mentre il Cd ha scelto come candidato presidente il suo ex ministro delle Finanze, Oscar Ivan Zuluaga, che si è imposto sul cugino di Manuel Santos, Juan Manuel. Santos, ex ministro della Difesa di Uribe, è considerato «un traditore», benché il suo governo si mantenga fermo sulla via del neoliberismo e della repressione. In un paese in cui il 32,2% dei colombiani vive sotto la soglia di povertà, per il 2014 il bilancio destinerà a Difesa e Polizia ben 14.717,74 milioni di dollari.
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