Dal 14 settembre si stanno tenendo le esercitazioni militari congiunte degli eserciti di Bielorussia e Russia.

Le esercitazioni, denominate «Ovest-2017» erano state programmate da tempo e si tengono regolarmente già dall’epoca sovietica ogni 4 anni. A scanso dei soliti equivoci, il governo russo ha voluto precisare che il termine Ovest non ha nessun intendimento aggressivo. «Ovest non in senso politico… ma solo geografico, nel senso di occidente russo» hanno precisato a Mosca.

SECONDO IL COMUNICATO diffuso dal vice ministro della difesa russa Alexander Fomin partecipano alle manovre «circa 12.700 uomini di cui 7.200 russi e 5.500 bielorussi». Per quanto riguarda i mezzi sono stati mobilitati «70 tra aerei e elicotteri, circa 250 carri armati, 200 pezzi di artiglieria, sistemi di lanciarazzi e mortai, nonché 10 navi». Lunedì nella provincia di Leningrado inizierà l’ultima fase delle operazioni alla presenza di Vladimir Putin.

LA «RUSSIAN WAR GAME», come è stata subito ridenominata dalla stampa occidentale, ha provocato un fuoco di sbarramento propagandistico da parte della Nato con interpretazioni esagerate e fantasiose. Per gli ufficiali estoni della Nato sarebbero in realtà coinvolte nelle esercitazioni «tra i 90.000 e 100.000 soldati». La cifra di 12.700 uomini sarebbe stata fatta circolare ad arte dalla Russia «solo per impedire che osservatori Ocse le possano osservare» come previsto dagli accordi internazionali quando le esercitazioni coinvolgono più di 13.000 militari. In realtà secondo la Nato «si potrebbe essere di fronte alla preparazione di una aggressione nei confronti della Polonia o dell’Ucraina» come era già avvenuto con la Georgia nel 2008.

NON BISOGNA ESSERE dei tifosi del Cremlino, e noi non lo siamo, per vedere come stiano le cose in realtà. Dopo il crollo del Muro di Berlino tutte le ex «democrazie popolari» hanno aderito alla Nato, compresi paesi come la Polonia e gli Stati baltici. Questa primavera anche l’Ucraina ha chiesto di aderire alla Nato anche se per lo statuto dell’Alleanza non potrebbe farlo (c’è un contenzioso con la Russia per l’annessione della Crimea del marzo 2014).

Inoltre, insieme a queste esercitazioni russo-bielorusse sono in corso quelle chiamate «Aurora 2017» sul mar Baltico a cui partecipano 19.000 militari svedesi, francesi, norvegesi, finlandesi, estoni e lituani più 1.435 soldati Usa. E alla fine di settembre la Polonia terrà le sue manovre con la partecipazione di 17.000 soldati e l’utilizzo di 3500 mezzi. L’agenzia russa Tass, tre giorni fa, ha pubblicato un dossier in cui si elenca quante e quali esercitazioni siano state tenute in Europa orientale dai due fronti dal 2013. La Nato ne ha tenute 56 contro 26 russe, ma ciò che fa innervosire Washington è che dal 2017 la Russia si è posta sul piede di parità tenendo10 esercitazioni, tante quelle svolte dalla Nato.

SUL FRONTE DEL DONBASS dopo le schiarite seguite alla telefonata tra Putin e la Merkel, il cielo è tornato a rannuvolarsi. Dopo che il presidente russo si era dichiarato disponibile a dislocare una forza di pace non solo sulla linea del confine del conflitto ma anche in tutto il Donbass, il dipartimento di Stato americano è tornato ad alzare la posta rivendicando la necessità di farle schierare anche lungo il confine tra le repubbliche «ribelli» e la Russia.