Nonostante la recente visita a Pechino del presidente sud coreano sia stata catalogata come «positiva» da entrambe le parti – secondo un sondaggio di Realmeter, il 55,8 per cento degli intervistati sudcoreani ha valutato positivamente il viaggio di quattro giorni di Moon in Cina sostenendo che ha contribuito alla pace e alla stabilità nella penisola coreana, le recenti esercitazioni aeree di Pechino hanno finito per ricreare una tensione diffusa in Asia.

Ieri, infatti, tanto il Giappone quanto la Corea del Sud si sono lamentati per i movimenti militari di Pechino; secondo l’opinione di alcuni militari riportati ieri dalla stampa asiatica, si tratterebbe di esercitazioni, in realtà, puntate contro Taiwan. La verità è che probabilmente si tratta di una mossa volutamente provocatoria nei confronti degli Stati uniti, più che una vera intenzione bellica contro l’isola.

L’AERONAUTICA CINESE ha però definito «legale e ragionevole» l’attività «addestrativa» che ha portato cinque suoi aerei a sorvolare lo stretto di Tsushima entrando nelle zone di identificazione per la difesa aerea (Adiz) del Giappone e della Corea del Sud. I cinque aerei – due bombardieri, due caccia e un aereo per la ricognizione – sono stati intercettati da velivoli giapponesi e sudcoreani. Secondo Pechino, gli aerei hanno effettuato un training sullo Stretto di Tsushima per la prima volta, restando comunque nello spazio aereo internazionale. Stando al ministero della Difesa sudcoreano, però, Seul sarebbe ricorsa a una «linea di comunicazione diretta» per chiedere a Pechino di identificare i velivoli; la difesa cinese ha confermato che si trattava di propri velivoli militari.

«I NOSTRI VELIVOLI hanno effettuato sortite d’emergenza sull’area sino alla conferma dell’uscita dei velivoli cinesi dalla Zona di identificazione per la difesa aerea coreana», ha dichiarato un portavoce della Difesa di Seul. Va ricordato che la violazione dello spazio aereo esclusivo sudcoreano da parte di velivoli cinesi non è un fatto inusuale; di certo il tempismo di Pechino pone dubbi sull’esercitazione apparsa provocatoria.

Intanto in Cina è da registrare un fatto particolare accaduto inuna città del sud del paese.

[do action=”citazione”]Dieci persone sono state condannate a morte durante un processo che si è svolto, di fronte a migliaia di persone, in uno stadio di Lufeng, nella provincia del Guangdong.[/do]

Le condanne capitali sono giunte per crimini legati al narcotraffico, sette, e le altre per omicidio e rapina e sono state eseguite ma non in pubblico. Secondo il Guardian, i cittadini erano stati invitati ad assistere alla lettura delle sentenze di morte con una nota ufficiale circolata sui social media. I condannati sono stati fatti salire su un piccolo palco costruito sulla pista d’atletica dello stadio. I giudici hanno quindi letto le sentenze di fronte al pubblico che comprendeva anche scolari in uniforme.