Al netto delle speculazioni politiche e delle manovre pre-elettorali, la posta in palio dei rifiuti romani verte attorno alla classica questione dottrinale: chi e per cosa ha il potere di dichiarare lo stato di emergenza. Fino a ieri, a parlare di «emergenza» erano soprattutto la Regione Lazio e gli esponenti del Pd. Da parte della giunta Raggi, e soprattutto dall’assessore all’ambiente Pinuccia Montanari, secche smentite. La parole d’ordine era minimizzare: «Non c’è nessuna emergenza».

Ma c’è una la lettera, con tanto di firme di Montanari del direttore generale di Ama Stefano Bina, diretta ai gestori dell’impianto di trattamento biologico meccanico Rida Ambiente di Aprilia. «Si richiede di incrementare le quantità di rifiuto solido urbano sino al massimo consentito», si legge nel documento che è partito dagli uffici di Roma Capitale ormai una settimana fa, dunque prima che la polemica politica divampasse.

La situazione (giro d’affari stimato: un miliardo di euro all’anno) dell’immondizia romana precipita ciclicamente. Da giorni in diversi punti della città si avvistano cumuli di spazzatura e i cassonetti tracimano. Ciò è dovuto all’annosa questione degli impianti di smaltimento. Fino a qualche anno fa, tutto si risolveva nel peggiore di modi. Una pessima soluzione dal punto di vista ambientale, legale ed economico. Lontano dagli occhi della gran parte dei cittadini romani, rifiuti indifferenziati venivano sversati nella gigantesca discarica di Malagrotta, per la gioia del ras monopolista Manlio Cerroni. In 240 ettari di terreno si scaricavano fino a 5 mila tonnellate di rifiuti al giorno, 2 milioni all’anno. Malagrotta ha chiuso i battenti nell’ottobre 2013. In alternativa, per smaltire la spazzatura dei romani, l’amministrazione Marino aveva immaginato la costruzione di quattro «ecodistretti».

Proprio il primo dei quali, quello di Rocca Cencia, è oggetto di polemica tra Regione Lazio e comune di Roma: Raggi è accusata di non averne autorizzato l’apertura. Perché quando arriva la nuova amministrazione tutto cambia: dapprima sotto il segno di Paola Muraro, personaggio discusso, coinvolta nelle gestioni precedenti, schierata su posizioni poco compatibili col M5S (era a favore degli inceneritori). Raggi disse che bisognava chiudere un occhio, perché senza Muraro non avrebbe saputo mettere mano alla marea di rifiuti. Quando il compromesso è apparso ingestibile, Muraro è stata rimpiazzata da Pinuccia Montanari. Con lei la giunta Raggi ha tracciato un obiettivo che ieri il blog di Grillo definiva «rivoluzionario»: il 70% di raccolta differenziata entro il 2021, da raggiungere con il porta a porta.

Muraro dice che Montanari è troppo legata ai massimi sistemi e poco attenta alla gestione quotidiana. Montanari e M5S rimandano alla Regione l’onere di mettere su i nuovi impianti. Dalla Regione controreplicano che è Raggi a dover proporre soluzioni: «Salviamo Roma – ha twittato ieri Nicola Zingaretti – Il Comune ci dica quali impianti vuole fare e dove. Noi aiuteremo la città come sempre. Ad ora non c’è nessuna proposta».

Si riaffaccia lo spettro di Manlio Cerroni. Poco più di un mese fa, proprio per sventare l’emergenza, Virginia Raggi aveva firmato l’ordinanza che autorizzava Ama a portare 1200 tonnellate di rifiuti al giorno negli impianti che fanno capo a Cerroni oggetto di interdizione antimafia. La prefettura aveva proceduto al commissariamento per i rapporti con Ama. Assieme ai due Tmb di Malagrotta, al momento sono operativi due impianti pubblici. Si lavora sul filo di rasoio, basta il minimo inghippo a far saltare il meccanismo.

Le strutture sono sature, da qualche settimana la spazzatura ha raggiunto il tetto di quella operativa in via Salaria (tra le proteste dei cittadini che accusano i grillini di non aver mantenuto la promessa elettorale di chiuderla). È necessario inviare altri rifiuti agli impianti di Frosinone, Aprilia, Aielli (Aq) e all’estero. Al momento, da Roma parte un treno pieno di immondizia alla settimana, direzione Austria. Costo: centomila euro a convoglio. Si prevede che i treni dei rifiuti si moltiplichino fino a tre.
Giu. Sa.