Non una marcia contro il governo, ma «la gran toma de Caracas», la presa di Caracas. Si presenta così, con gran stridor di trombe e grancassa internazionale la manifestazione annunciata per domani dall’opposizione venezuelana. L’appello a mobilitarsi riguarda anche i sostenitori all’estero. Il partito Voluntad Popular – che dispone di molti mezzi ed è sostenuto dalle destre europee – sta organizzando le truppe cammellate, per manifestare anche in molte città italiane. La mobilitazione – di fatto già avviata in altre città del Venezuela con le sparute marce delle «dame in bianco», sul modello dell’anticastrismo cubano-, durerà fino al 4. In prima fila, l’ex deputata Maria Corina Machado e Lilian Tintori, moglie del leader di Voluntad Popular (Vp)in carcere per le violenze di piazza che, nel 2014, hanno provocato 45 morti (per arma da fuoco o nelle trappole col filo spinato) e 850 feriti.

Dagli Usa all’Europa c’è chi ha «costruito» Lopez come personaggio mediatico alternativo al chavismo, cercando di accreditarlo come elemento forte nella litigiosa coalizione Mud (Mesa de la Unidad Democratica). Uno dei suoi sponsor internazionali è Luis Almagro, Segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), deciso ad applicare sanzioni al Venezuela. Durante il golpe contro Chavez, nell’aprile del 2002, Lopez e Henrique Capriles erano in prima fila nell’assalto all’ambasciata cubana. E ora, il timore è che si possa ripetere uno scenario simile, o comunque analogo a quello del 2014. Anche un editorialista di destra «indipendente», Miguel Salazar, ha lanciato l’allarme, accusando un’opposizione in cerca di sostegno internazionale e in lotta per la leadership di voler usare i militanti come «carne da cannone». Salazar ha denunciato la possibilità di un piano eversivo: «Gli attori americani con la gente di Voluntad Popular e Acción Democrática – ha detto – preparano una primavera caraibica come nell’11 aprile (del 2002, ndr) insieme a giornalisti del New York Times in Venezuela, mercenari e agenti dell’ex servisio segreto, specializzato in tecniche di commando e esplosivi».

Di fatto l’allerta è alta. Un deputato di opposizione è stato arrestato con armi ed esplosivo. Una coppia di noti antichavisti, impiegati alla grande impresa privata Polar, trasportava armi e divise militari. Si è scoperto che gruppi paramilitari travestiti da chavisti avrebbero attaccato i manifestanti di opposizione per provocare violenza e caos. «Tutti hanno diritto al dissenso, ma non a distruggere la pace», ha ripetuto il governo cercando comunque di abbassare i toni. Il 23 e 24 ottobre si svolgerà la seconda fase del referendum revocatorio contro Maduro, che l’opposizione vorrebbe fissare quest’anno, saltando le tappe.

La partita, in America latina, si chiarirà del tutto dopo le elezioni Usa. Ma, intanto, si deve stringere il cerchio intorno al Venezuela, che prova a uscire dall’angolo nonostante gli attacchi concentrici e le difficoltà seguite alla caduta drastica del prezzo del petrolio. «Chi dice che non c’è la guerra economica, mente», ha ammesso in un’intervista anche Freddy Guevara, deputato di Vp, che ha rivendicato «l’insieme delle attività di sabotaggio che si usano per far cadere un governo». Nonostante questo, i previsti saccheggi non ci sono stati. Pur costretto a code estenuanti perché i prodotti a prezzo regolato scompaiono dagli scaffali per essere venduti a prezzi esorbitanti al mercato nero, il popolo ha capito l’antifona e si è organizzato: col sabotaggio ai grandi commercianti, ma anche con gli orti urbani e con i comitati di rifornimento, predisposti in modo diretto tra governo e organizzazioni di quartiere.

Il 13, si svolgerà all’isola Margarita il vertice dei Paesi non allineati. Maduro, che ha nuovamente raddoppiato salari e pensioni ha ricevuto il sostegno degli operai. «Sono uno di voi – ha detto il presidente – non vi tradirò mai. Se le destre riprendono il potere, voi prendete la piazza». A Roma, l’opposizione scenderà in piazza il 2. Il giorno dopo, sabato, manifesterà invece in sostegno alla rivoluzione bolivariana l’arco di movimenti, associazioni, sindacati e partiti della sinistra di alternativa che aderisce alla Rete Caracas chiAma.