I 49 naufraghi salvati da due Ong tedesche hanno passato anche il primo giorno del 2019 in mare, a sud di Malta.

Prosegue quindi la loro «odissea di Capodanno»: il primo gruppo di 32 persone è stato recuperato il 22 dicembre dalla Sea Watch a largo della Libia, sabato scorso See Eye ne ha tratti in salvo 17. Le condizioni meteo sono peggiorate, così See Eye ha deciso ieri di cercare riparo all’interno delle acque territoriali de La Valletta.

L’altra nave è rimasta all’esterno del perimetro maltese ma il girare in circolo dei due vascelli sta diventando più difficile.

Quali siano le condizioni sulla Sea Watch 3 lo ha raccontato la dottoressa di bordo, Ayla Emmink: «La nave non è stata realizzata per ospitare tante persone per un lungo periodo. Al momento stanno bene ma i rischi aumentano, dalle possibilità di contrarre malattie alla carenza di approvvigionamenti».

[do action=”citazione”]E il capo missione Philip Hahn: «Il 31 notte è stato difficile, c’era vento forte e onde alte. Le persone dovevano stare sotto coperta, molti avevano mal di mare. Non potevano né bere né mangiare poiché avrebbero vomitato. È da giorni che non mangiano in modo adeguato. Il mal di mare, poi, peggiora lo stress e le condizioni psicologiche».[/do]

Sea Watch ha elencato gli stati che hanno rifiutato l’attracco alla sua nave: Malta, Italia, Spagna (che invece ha fatto sbarcare la catalana Open arms con 310 migranti ad Algeciras), Paesi Bassi, Germania, Ue.

Le due Ong tedesche chiedono di approdare a Malta, in attesa che venga deciso come suddividere i naufraghi tra gli stati: «La legge dice che il tempo che le persone devono trascorrere in mare, dopo essere state salvate, deve essere ridotto al minimo – si legge in una nota congiunta -. In Germania più di 30 città hanno accettato di accogliere i migranti».

Anche l’Unhcr sottolinea: «I negoziati dovranno avere luogo solo dopo che le persone saranno al sicuro a terra». Sea Eye ieri ha inviato una lettera aperta ai deputati tedeschi di destra e sinistra perché intervengano sul governo.

Il capo missione, Jan Ribbeck, aveva raccontato: «Il centro di coordinamento marittimo di Brema ci aveva detto di seguire gli ordini dei libici, ma la consegna dei naufraghi alla Libia è una violazione delle leggi internazionali».

Il vicepremier Matteo Salvini ha rivendicato ancora la politica dei porti chiusi: «Abbiamo bloccato gli sbarchi, in Italia si entra solo chiedendo permesso e per favore».