Era il 2009 quando l’Associazione Luca Coscioni con Beppino Englaro, Carlo Lizzani, Emma Bonino, Marco Pannella e Mario Staderini, consegnò in Campidoglio 8.265 firme di cittadini romani per l’istituzione di un registro dei testamenti biologici attraverso una proposta di delibera popolare. Per giungere alla calendarizzazione dell’atto, che per Statuto dovrebbe avvenire entro sei mesi dal deposito, è stata decisiva l’azione del consigliere radicale Riccardo Magi il quale è dovuto ricorrere al Prefetto di Roma segnalando la violazione da parte dei Presidenti dell’Assemblea: Pomarici per l’amministrazione Alemanno e Coratti per quella Marino. La violazione, in questo caso, è stata tanto più grave se si pensa che il rifiuto delle terapie è già  previsto dall’art. 32 della Costituzione (“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”) e che l’organizzazione dei biotestamenti tramite un registro comunale rappresenta un semplice ed economico allargamento dei servizi erogati dal Comune, andando quindi a dar vita al dettato della Carta fondamentale. Non solo: ora che il “caso Lambert” scuote la Francia come il “caso Englaro” l’Italia, diventa evidente l’importanza delle disposizioni anticipate di trattamento. La decisione del Conseil d’État francese, proprio come la Corte di Cassazione italiana, si basa sulle volontà  espresse oralmente da Vincent. In questi casi, l’esistenza di un testamento biologico scritto sgombererebbe il campo da contestazioni e polemiche.
Con Roma sono 132 i Comuni che hanno deliberato l’istituzione di un registro, essendo quindi ora attivo il servizio per quasi 12,5 milioni di italiani a livello comunale, un quinto della popolazione italiana. In altri 36 Comuni sono state presentate proposte di delibera in consiglio comunale e in alcuni di questi le proposte sono d’iniziativa popolare.
E’ giunto ormai il tempo che il Parlamento italiano segua l’esempio dei Comuni (anche a Milano e Torino si è ottenuto il registro grazie all’iniziativa popolare azionata dai Radicali) e discuta al più presto di fine-vita, come richiesto dai familiari di Welby, Lizzani, Monicelli, Troilo, e dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, partendo dalla proposta di legge popolare per la legalizzazione dell’eutanasia e la regolamentazione del testamento biologico che quasi 80 mila cittadini hanno sottoscritto e che giace ignorata da più di 9 mesi alla Camera dei Deputati. www.associazionelucacoscioni.it