La terra continua a tremare. Il governo continua a dare i numeri e a moltiplicare dichiarazioni roboanti. «E’ impensabile che per la stabilità europea crollino le scuole», ha tuonato ieri Renzi rivolto ai dottorandi del Politecnico di Milano. Ha quindi illustrato e magnificato il progetto Casa Italia. Cioè ne ha per l’ennesima volta descritto i lodevoli intenti. Al di là di quelli, al momento, Casa Italia è una magione vuota, una facciata sbandierata spesso ma vaga e priva di sostanza.

Poi il premier ha affidato a Fb il suo galvanizzante messaggio: «C’è un’Italia che continua a lavorare giorno dopo giorno senza scadere nella lamentazione. Viva l’Italia che ci prova e non si arrende». Un assaggio di quel che sarà la «Leopolda del popolo». Quanto i non pochi italiani che hanno parecchi e ottimi motivi per lamentarsi abbiano gradito il messaggio è incerto. Di sicuro lo raccolgono a man bassa i ministri tutti. L’ottimismo è d’ordinanza, ogni accenno di preoccupazione severamente vietato.

Il ministro Delrio ha spiegato che i fondi per il terremoto abbondano, giocando con le cifre come il più abile tra i prestigiatori. Ha assicurato che mettere in sicurezza il territorio nell’arco di un decennio è a portata di mano: basta devolvere a tal fine i miliardi che sin qui sono stati spesi per ovviare ai disastri. Previa amichevole telefonata al dio dei terremoti e delle inondazioni perché si prenda una pausa sino a che l’opera non sarà completata. Chiusura in bellezza con l’assicurazione che il contenzioso con l’Ue non è un problema e neppure il debito, dal momento che non riguarda il debito privato degli italiani, e vai a capire cosa avrà voluto dire.

Più sobrio, non meno solare, il collega Padoan. Il governo «ha già stanziato tutte le somme necessarie per fronteggiare l’emergenza». Nel dettaglio 266 milioni nel 2016 e 200 per il 2017, più «i 600 milioni previsti nella legge di bilancio». E se non dovessero bastare? Non Importa: «Se non bastano se ne prendono altri», giura Delrio. Tanto «gli italiani li chiedono a se stessi, mica ad altri». E di nuovo resta misterioso cosa vorrà intendere.

In ogni caso è proprio qui che i conti iniziano a ballare: dove sono i 3,4 miliardi per il quali è stata chiesta all’Europa la flessibilità? 800 milioni sono già stati stanziati per le scuole e per gli argini al dissesto idrogeologico. Ma sono appunto già stati stanziati. Il grosso sono i 2 miliardi di detrazioni fiscali per chi rende la propria abitazione antisismica. Il passaggio è davvero fondamentale essendo impensabile che lo Stato si sobbarchi i 150 miliardi circa che sarebbero necessari per rendere almeno parzialmente sicuri gli edifici privati. Le detrazioni sono quindi l’unica leva disponibile. Solo che di quei 2 miliardi, per il 2017, è previsto l’esborso di soli 16 milioni, il resto verrà con gli anni, sino al 2022. Altrettanto fluttuanti i 6 miliardi dei quali i governanti hanno parlato in lungo e in largo nei giorni scorsi. In parte comprendono spese di vario tipo. In parte anche maggiore sono sì previsti, ma nell’arco di tre decenni, il che rende innegabilmente l’impatto della bella cifra un po’ meno impressionante.

Se si tiene conto del fatto che la trattativa con l’Ue gira in buona parte intorno all’emergenza sisma e alle spese eccezionali che il governo deve sostenere è inevitabile concludere che Renzi si presenta a Bruxelles forte non tanto di conti limpidi e ordinati quanto della rendita di posizione politica. Non è detto che basti. Nella Ue tira un’ariaccia, i falchi tedeschi del rigore sono tornati all’offensiva, prendono di mira Draghi, chiedono di chiudere i rubinetti del Quantitative easing, moltiplicano le frecciate rivolte all’Italia. E a Renzi un portavoce della Commissione europea ribatte: «Valuteremo i costi del terremoto quando e se riceveremo tutti i dettagli».

Fino al referendum non succederà niente. La Ue non fingerà di credere al balletto dei conti di Renzi e Padoan ma neppure lo denuncerà apertamente. I nodi arriveranno al pettine subito dopo la chiusura delle urne. Sbrogliarli potrebbe rivelarsi più difficile di quanto Renzi pensi e speri.