Le recenti scoperte di 182 tombe anonime nei pressi della St Eugene’s Mission e delle 750 tombe senza nome occultate nell’ex collegio cattolico di Marieval, unite ai ritrovamenti di una fossa comune nella Kamloops Indian Residential School, con i resti di 215 bambini indigeni, stanno facendo emergere le reali dimensioni del genocidio che si è consumato, tra il 1863 e il 1998, all’interno dei 118 istituti religiosi sparsi per il Canada: veri e propri lager istituzionali dove furono internati 150mila bambini indigeni, dopo essere stati sottratti con la forza alle loro famiglie. Tuttavia, oltre ai recenti ritrovamenti, ci sono ancora altri 28 siti di sepoltura già individuati che potrebbero portare alla luce molte altre vergogne come quelle già emerse, senza contare i luoghi di occultamento che ancora non sono stati indagati in tutte le altre scuole residenziali canadesi.
La pratica criminale dell’assimilazione forzata delle giovani generazioni indigene è stata adottata in lungo e in largo su scala planetaria, sia in Canada che negli Stati uniti, sia in Australia che in Nuova Zelanda. I governi che si sono succeduti in questi paesi sono tutti responsabili dei genocidi, delle politiche di spossessamento, nonché delle leggi razziali, alcune delle quali ancora sopravvivono: negli Usa la legge federale Major Crime Act permette di condannare a morte i nativi americani anche in Stati dove non c’è la pena capitale, mentre in Canada la Sterilization Law, usata massicciamente in passato per sterilizzare interi gruppi di adolescenti, è ancora prevista nella British Columbia, dove le donne indigene che entrano in ospedale per partorire spesso escono con le tube legate a loro insaputa.

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Il genocidio canadese è stato pianificato dai governi che hanno legiferato degli abomini razziali, poi messi in atto dai vertici ecclesiastici negli istituti religiosi, il cui motto era già ben chiaro dal 1875, quando il vescovo Vital Grandin affermò senza il minimo pudore: «Instilliamo in loro un pronunciato disgusto per la vita nativa in modo che vengano umiliati quando viene ricordata la loro origine. Quando si diplomano nelle nostre istituzioni, i bambini hanno perso tutto dei Nativi, tranne il loro sangue».
Sono passati già 13 anni dalle scuse pubbliche dell’ex primo ministro Stephen Harper, durante i quali è stato fatto poco o nulla al di là di qualche magro risarcimento ed ora siamo alle ennesime e retoriche scuse ufficiali dell’attuale premier Justin Trudeau. Dopo la scoperta della fossa comune di Kamloops, Trudeau ha comunque usato toni duri verso la Santa Sede, minacciando provvedimenti legali se non collaborerà, fornendo tutti i documenti e le prove richieste dalle famiglie delle vittime. In una conferenza stampa ha persino ricordato un suo viaggio in Vaticano, nel 2017, durante il quale chiese a Papa Francesco le scuse formali per gli abusi sugli studenti, lamentandosi però di non aver ricevuto alcuna risposta, ma solo reticenze e silenzi.
Bisogna tuttavia ricordare che appena all’inizio dello scorso anno, a seguito delle proteste pacifiche della Nazione «Wet’suwet’en» che bloccarono il Paese contro la costruzione del Coastal GasLink nei loro territori, lo stesso Trudeau, che ora si straccia le vesti, affermò: «Il fatto rimane che le barricate devono ora essere abbassate. Le ingiunzioni devono essere rispettate e la legge deve essere confermata». Ma se le leggi del suo governo umiliano, deprivano, rapinano e inquinano le terre dei Nativi e le loro esistenze, come si può pretendere che vengano rispettate? Come ci si può fidare di chi da una parte compiange i morti, ma dall’altra non si cura dei vivi, a vantaggio dei profitti e delle multinazionali petrolifere?

Anche se la storia degli abusi e degli omicidi nelle scuole residenziali canadesi era nota già dall’inizio del secolo scorso, le notizie dei ritrovamenti dei resti di ormai più di 1000 bambini indigeni nei tre siti di occultamento della British Columbia, sembrano aver risvegliato i media, la politica, la magistratura e le organizzazioni umanitarie. In un comunicato stampa del 4 giugno scorso, ripreso poi dal The Canadian Press, i relatori speciali delle Nazioni Unite avevano affermato che la magistratura canadese dovrebbe condurre indagini penali su tutte le morti sospette e le accuse di tortura e violenza sessuale contro i bambini tenuti nelle scuole residenziali, onde perseguire e sanzionare i colpevoli e i dissimulatori che potrebbero essere ancora vivi.

A proposito di archivi, tra il 1936 e il 1944 il governo canadese fece distruggere 200mila fascicoli e 15 tonnellate di documenti cartacei relativi alle scuole residenziali, si presume che ciò sia servito a far diventare i bambini nativi dei fantasmi della storia. A Kamloops, la Truth and Reconciliation Commission of Canada (Trc), aveva provato a fare dei conteggi, registrando in tutto 51 bambini deceduti nella scuola residenziale, poi la scoperta della fossa comune coi 215 corpi ha rivelato, se ancora ce ne fosse bisogno, che le stime sono e saranno sempre diverse da quelle ufficiali. Per questo, anche se Vaticano, governo canadese, vertici militari e tutte le istituzioni che hanno avuto a che fare con gli abusi, aprissero i loro scrigni della vergogna, il numero reale dei morti sarebbe sempre infinitamente maggiore di quello che verrà ufficialmente dichiarato.
Adesso che l’indignazione si è fatta palpabile, che la tensione e le proteste montano, che le statue dell’invasore vengono imbrattate e abbattute e che persino alcune chiese vengono date alle fiamme, tutti chiedono a gran voce lo smantellamento del muro di gomma che ha precipitato nell’oblio l’abominio di un genocidio troppo a lungo nascosto; ma forse sarebbe necessario non accontentarsi di qualche scheletro nell’armadio messo in bella mostra, quanto invece lavorare affinché non si riempiano nuovi armadi con altri scheletri. Se si vuole arrivare a una verità credibile e, quindi, a una vera riconciliazione, questa non può realizzarsi solo attraverso la conta delle piccole vittime innocenti; non solo sulle pubbliche scuse dal sapore confessionale e auto assolutorio; non solo sulle tristi celebrazioni e i memorial per ricordare le vite negate e spezzate di troppi bambini ma, soprattutto, su un vero riconoscimento politico, culturale e legale delle Nazioni native, sul rispetto delle loro terre e del loro diritto all’autodeterminazione.
Ultime notizie: Il 30 giugno sono state scoperte altre 182 tombe anonime nei pressi della St Eugene’s Mission, vicino alla città di Cranbrook, nella Columbia Britannica. La maggior parte dei corpi rinvenuti apparterrebbero a minori tra i 7 e i 15 anni.

 

SCHEDA

Studi e ricerche

  • Peter Bryce: The story a National crime
    – John S. Milloy: A National Crime
    – Murray Sinclair: Canada’s Residential Schools: The Metis Experience
    – J.R. Miller: Residential school and reconciliation
    – Bevan Fox: Genocidal Love
    – Edmund Matatawabin: Up Ghost River
    – David. A. Robertson: Sugar Falls – A Residential School Story
    – Phil Fontaine: A knock on the door
    – Melaine Florence: Righting Canada’s Wrongs
    – Raymond Mason: Spirit of the grassroos people
    – Paulette Regan: Unsettling the settler within
    – Ward Churchill: Kill the indian, save the man
    – Canada’s Residential Schools: The Final Report of the Truth and Reconciliation Commission of Canada
  • Film doc, Youtube
  • Clouds of Autumn’s film di Trevor Mack & Matthew Taylor Blais
    Indian Horse film di Stephen S. Campanelli
    Remembering the Forgotten Children film di Graham Constant
    – Indian Residential School Student Documentary di Arnell Tailfeathers
    Unrepentant, documentario di Kevin Annett
    Wawahte: Stories of Residential School Survivors, documentario di Robert Wells
    Stolen Children, Residential School survivors speak out – Documentario Cbc;
  • Canada’s Dark Secret, documentario di Al-Jazeera
    – What are the horrors of Canada’s church-run residential schools? We Were Children – DocuBay
    Holy Angels: The horrors of Canada’s residential schools for aboriginal children – DocuBay