«È un film sul sentimento e su tutto ciò che esso porta con sé: la paura, la fragilità, la messa in discussione di se stessi» dice Paolo Franchi del suo Dove non ho mai abitato, quarto lavoro del regista che aveva esordito nel 2004 con La spettatrice, e che uscirà in sala giovedì 12 ottobre.

ROME, ITALY - NOVEMBER 17: Director Paolo Franchi poses with Best Director Award during the Award Winners Photocall during the 7th Rome Film Festival at Auditorium Parco Della Musica on November 17, 2012 in Rome, Italy. (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images) *** Local Caption *** Paolo Franchi

LA PROTAGONISTA Francesca (Emmanuelle Devos) è figlia del famoso architetto torinese Manfredi (Giulio Brogi) – a cui la lega, dice Franchi, «un rapporto di amore e odio» – che non le ha mai perdonato di aver rinunciato al tuo talento per l’architettura e di vivere in Francia «da disoccupata» con il marito, che lavora nel mondo dell’alta finanza. Trattenuta in Italia da un incidente di Manfredi, Francesca inizia dopo anni di inattività a lavorare al progetto di una casa insieme al pupillo del padre, Massimo (Fabrizio Gifuni) e quest’esperienza – come spiega ancora Franchi alla presentazione del film – in qualche modo la costringe a confrontarsi con le scelte della sua vita: «Il mio è un film sull’amore, ma anche su un momento della vita in cui si fanno i conti con se stessi, con le scelte fatte, con i ’treni persi’». Nel progetto iniziale i protagonisti avrebbero dovuto essere due quarantenni: «Oggi però i conti con se stessi si fanno a cinquant’anni», dice Franchi che racconta infatti di aver cambiato anche, di conseguenza, gli attori a cui aveva pensato in un primo momento.

IL REGISTA dice poi di aver scelto l’architettura come «mestiere simbolico», non perché ne è appassionato ma per la sua possibilità di riflettere e farsi metafora del dramma interiore di entrambi i protagonisti: «Trovavo che fosse una buon simbolo di qualcuno che costruisce case per gli altri – nel caso di Francesca e Massimo per una giovane coppia di sposini – ma è incapace di farlo per se stesso».

Dove non ho mai abitato è un melodramma ispirato al cinema classico e che quindi racconta il desiderio e la passione tra i due protagonisti ma evita la sua «descrizione», che viene risolta, a differenza che negli altri film del regista, con delle dissolvenze: «Dopo aver già ’raccontato’ tutto mostrare Massimo e Francesca che fanno l’amore sarebbe stato pornografico». E volutamente melodrammatica è quindi anche la colonna sonora scritta per il film dal compositore Pino Donaggio.

L’ISPIRAZIONE è però prima di tutto letteraria: viene dalla prosa di Cechov – «i cui personaggi si trovano ad abitare dei luoghi che non sono mai i propri», aggiunge Gifuni – e «dai ritratti femminili e dell’alta borghesia di Henry James». E infatti, spiega il regista, «è un film romanzesco ambientato ai nostri giorni, un film in costume che si svolge nel mondo contemporaneo».

Un film, come dice Fabrizio Gifuni, «su due solitudini che quando si incontrano si rispecchiano e si riconoscono subito».