La sala è affollata, l’attesa è quasi finita, davanti ai microfoni Thierry Frémaux e Pierre Lescure stanno per svelare (in diretta streaming) il programma del festival di Cannes 2016, l’appuntamento più ambito per i professionisti del cinema. Si sa già tutto, o quasi, i titoli che Frémaux annuncerà di lì a qualche minuto sono quelli – più o meno – che circolavano da giorni, poi ci potrà essere qualche aggiunta dell’ultimo momento, come vuole la «strategia» festivaliera, ma per ora ci siamo.

 

 

La prima «smentita» riguarda l’Italia: non ci saranno film italiani nel concorso di Cannes quest’anno, niente di tragico per carità ma la polemica si scatena subito. Non ci sarà dunque Fai bei sogni, il nuovo film di Marco Bellocchio che era tornato più volte nei giorni passati tra i possibili titoli del concorso. Ci sarà invece ma nel Certain Regard Pericle il nero di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio e Valeria Golino, tratto dal romanzo di Giuseppe Farrandino. «L’Italia è nel nostro cuore, lo scorso anno c’erano tre film in concorso (Il racconto dei racconti, The Youth, Mia madre, ndr) quest’anno ce n’è uno in Un Certain Regard e nessuno in concorso» ha detto serafico Frémaux.

 

15VISSINcannesAdam-Driver-in-Paterson

 

«Nazionalismi» a parte, come si annuncia questa edizione numero 69? Verso la quale si indirizzano le proteste degli intermittenti dello spettacolo che hanno ripreso la loro battaglia dopo il piano di tagli (circa 800 milioni di euro) previsto dal ministro del lavoro Myriam El Khomri. Ieri alla conferenza stampa c’erano anche loro, l’ex patron di Canal Plus Lescure, presidente dall’anno scorso della manifestazione, gli ha lasciato la parola quasi subito. «Cannes è una fabbrica del precariato, ma non spetta a noi pagare la loro crisi. Il Medef e il governo lavorano insieme e sono responsabili del loro operato come della buona riuscita del festival» hanno detto i rappresentati dei precari che potrebbero decidere di bloccare l’evento.

 

 

Il cartellone dopo il generale scontento dello scorso anno si annuncia pieno di star, da avere l’imbarazzo dei selfie sul tappeto rosso – Russell Crowe e Ryan Gosling per The Nice Guys di Shane Black ; Julia Roberts e George Clooney per Money Monster di Jodie Foster ; Rebecca Hall perThe BFG di Steven Spielberg,  Jesse Eisenberg, Steve Carell, Blake Lively e Kristen Stewart per Café Society di Woody Allen che aprirà fuori concorso il festival l’11 maggio (fino al 22). E con i soliti «steccati» di genere, che francamente fanno parecchio sorridere, per cui quello di Cannes è l’unico festival che continua (a differenza della Berlinale e della Mostra di Venezia) a non mettere i documentari in gara.

 

 

Per il resto l’impressione generale, è quella di un «deja vu» anche se ci sono moltissimi film che tutti vogliamo vedere. Certo un direttore di festival non può rinunciare a autori come Pedro Almodovar (Julieta), Ken Loach (I, Daniel Blake), Xavier Dolan (Juste la fin du monde), i fratelli Dardenne (La fille inconnue), Nicolas Winding Refn (The Neon Demon). Paul Verhoeven (Elle, star Isabelle Huppert), Jim Jarmusch in gara con Paterson, un road movie in bus con Adam Driver al volante – e il regista americano è presente anche nella sezione Mezzanotte con il ritratto di Iggy Pop, Gimme Danger. Jeff Nichols (di cui la Berlinale ha appena presentato in concorso Midnight Special) con Loving, la storia di una coppia «mista» nel profondo sud razzista americano alla fine degli anni Cinquanta.

 

15VISSIN66cannesNew Kristen Stewart Personal Shopper On Set November 4 Picture 1

 

 

Quello che manca nella selezione è un contrappunto, qualche nota eccentrica, soprattuto qualcosa che non rientra nella «tradizione» della Croisette – almeno nel concorso, visto che invece il Certain regard ha scommesso su molte opere prime. Perché anche quei registi che la stampa francese indica come «inaspettati» sono cresciuti proprio lì, spesso coprodotti dalla Francia – pensiamo ai rumeni Cristi Puiu (Serranevada) o Cristan Mungiu (Baccalauréat) già Palma d’oro per 4 mesi, 3 settimane, e 2 giorni, a Brillante Mendoza (Ma’Rosa). Eppure Frémaux dice di avere visionato 1869 film insieme alla sua equipe.

 

 

La Francia. Sfoggia nella competizione con quattro titoli. Grande assente quest’anno è Bertrand Bonello (Saint Laurent) – Frémaux afferma  che il suo nuovo film non lo hanno visto, ma il quotidiano Libération afferma di sapere il contrario. Molto atteso, Nocturama, questo il titolo, ruota intorno a una serie di attentati che dei giovani compiono nel cuore di Parigi. Per la prima volta correrà invece per la Palma Alain Guiraudie con Rester vertical. Insieme a Olivier Assayas, che in Personal Shopper ritrova dopo il magnifico Sils Maria (era in concorso due anni fa, appunto) la sua nuova «icona», Kristen Stewart. E, sul versante più tradizionale, Nicole Garcia con Mal de pierres, un dramma romantico interpretato da Louis Garrel e Marion Cotillard.

 

 

 

 

Il quarto è Ma Loute, commedia polizesca e in costume di Bruno Dumont (nel cast Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni Tedeschi),che sembra avesse promesso di andare alla Quinzaine se non lo avessero preso in concorso. Viste le critiche l’anno scorso per l’assenza di Desplechin e di Garrel dalla selezione ufficiale, e la considerazione della critica per il regista, eccolo.

1444898362246_0570x0400_1444898467027

 

Il solo debutto – evviva! – è quello di Paul Vecchiali che a 85 anni arriva nelle proiezioni speciali per la prima volta a Cannes con Cancre, protagonisti Catherine Deneuve, Mathieu Amalric, Pascal Cervo. Nella stessa sezione che è già il «must to be» del Festival troviamo Albert Serra con La morte di Luigi XIV, scritto dal regista catalano insieme a Thierry Lounas, sull’agonia e la morte del sovrano che deve organizzare la sua successione. A dare vita sullo schermo a Luigi è il sublime Jean Pierre Leaud. E poi Exil di Rithy Panh, Hissein Habré di Haroun Mahamat Saleh e L’ultima spiaggia di Thanos Anasopoulos e Davide Del Degan.