Credere alle bugie è forse una necessità umana. A volte sono salvifiche e una panacea per tutti i mali. Vuol dire fidarsi e affidarsi a qualcuno, al suo corpo (nel caso degli sciamani), alla sua sapienza e voce (nel caso di chi «spaccia» notizie). Bisogna però saper fare lo slalom perché alcune bufale sono pericolose e finiscono per mettere a rischio intere comunità.

INSOMMA, meglio selezionare con cura e scegliere di essere creduloni quando le storie sono belle. Altrimenti, è preferibile scavare come talpe nelle fonti, cercare qua e là fino a convincersi del contrario, incamerando anticorpi che offrano una immunità permanente al travisamento dei fatti. Daniele Aristarco, autore di Fake, non è vero ma ci credo (Einaudi ragazzi, pp. 192, euro 13,50, illustrazioni di Pia Valentinis e Giancarlo Ascari) non vuole comunque ridurre all’osso la realtà e – pur attivandosi per smontarli con la sua serrata narrazione – lascia in piedi alcuni racconti mitici, fondati sul fascino indiscreto della menzogna. Non è un caso se in copertina torna l’intramontabile Pinocchio, come affabulatore di mondi d’invenzione. Tra luci e ombre, disvelamenti e divertiti occultamenti, si parte alla ricerca di alcuni «archetipi» dell’immedesimazione nella bugia. Per esempio, se si amano alla follia cantanti come Elvis Presley o Michael Jackson, è facile che nascano leggende per rinnegare la loro prematura morte.

APPASSIONATO di storia (è autore anche di libri come Cose dell’altro secolo, i grandi avvenimenti del Novecento, Io dico no, Lucy, la prima donna, e ora è al lavoro sui fili ingarbugliati del fascismo), Aristarco non disdegna di alzare gli occhi al cielo staccandosi per qualche tempo da terra, mettendo in guardia anche dalla presunta obiettività della fotografia.

E NARRA quel giorno in cui – era il 24 giugno 1947 – Kenneth Arnold, uomo d’affari alla guida del suo CallAir A-2, avvistò nove dischi volanti tra le nuvole. Non fu l’unico né si era fatto un acido: gli Ufo piacquero e continuarono a bucare l’immaginazione anche negli anni seguenti, tutti immortalati con teleobiettivi. Così come gli alieni, che addirittura vennero fintamente catturati e filmati in laboratorio. Con le pellicole (oggi col digitale) si possono fare miracoli e non tutto è credibile. Da decenni, poi, si dibatte intorno allo sbarco sulla Luna. I sostenitori della Moon Hoax (frottola lunare), per esempio, ritengono che la sequenza dell’allunaggio di Armstrong sia stata realizzata in uno studio cinematografico. Anche qui, meglio riflettere intorno alle immagini e non tirare conclusioni affrettate.

SE LA BANDIERA sventolava in assenza di gravità lo faceva perché gli astronauti la muovevano proprio in quel momento. Infine, fra le fake news vintage più suggestive troviamo quelle sui robot assassini. Una bugia che ha nutrito la migliore fantascienza sulla rivolta degli «operai telecomandati» contro gli umani oppressori.