Non è un bel periodo per Radoslaw Sikorski, ex ministro degli esteri polacco e presidente del Sejm (il parlamento). Tribolazione e attacchi frontali dagli oppositori (si è dovuto difendere anche dal fuoco amico). Era il delfino di Donald Tusk, la punta di diamante di Platforma obywatelska (Po) – il partito «business friendly» che governa dal 2007 – almeno fino allo scorso giugno, quando è scoppiato il «tapegate», lo scandalo delle registrazioni che lo ha visto protagonista. In una di queste registrazioni «clandestine», effettuate all’insaputa dei diretti interessati in un ristorante di Varsavia, «Radek» Sikorski si è lasciato scappare dure critiche verso gli Usa, sottolineando il fatto che l’alleanza con l’America era «inutile e dannosa» per la Polonia. La notizia fece il giro del mondo e azzoppò ogni sua ambizione politica in ambito internazionale.

Oggi il prode «Radek» si trova di nuovo nell’occhio del ciclone per quanto detto in un’intervista al magazine americano Politico: «L’Ucraina è un paese artificiale, Leopoli è una città polacca, perché non proviamo a risolvere insieme la questione?». Sono queste le parole che il presidente russo Putin avrebbe detto all’ex premier polacco Tusk durante un incontro a Mosca nel febbraio del 2008. «Putin pensava da anni a questo e voleva che noi partecipassimo alla spartizione dell’Ucraina con loro – si legge ancora nell’intervista – fortunatamente Tusk non ha risposto, sapeva di essere registrato».

Una notizia bomba che ha lasciato a bocca aperta la gran parte della diplomazia occidentale. Sikorski ha parlato anche di un messaggio di Vladimir Zhirinovski inviato al suo governo in cui veniva offerto alla Polonia la possibilità di accaparrarsi 5 province dell’Ucraina orientale nel tentativo di ammorbidire le posizioni di Varsavia sulle mire espansionistiche di Mosca verso la Crimea. «Siamo stati chiari, molto chiari con loro – ha sottolineato – noi non volevamo avere niente a che fare con tutto questo». Apriti cielo. L’intervista ha scatenato polemiche dentro e fuori la Polonia. I russi si sono rifiutati di commentare «cose senza senso», facendo trapelare irritazione per l’accaduto, tanto da spingere Sikorski a correggere il tiro. «La memoria mi ha tradito – ha detto – dopo ricerche posso affermare che non vi è stato alcun incontro bilaterale a Mosca nel febbraio del 2008 tra Tusk e Putin», aggiungendo che lui si riferiva ad alcuni commenti fatti dal presidente russo durante il summit della Nato a Bucarest nel 2008. Davanti ai giornalisti ha minimizzato l’intervista, dicendo che le parole di Putin sembravano uno scherzo di pessimo gusto, ma col senno del poi sono diventate sinistre. Una mezza marcia indietro che non ha arginato le bordate dell’opposizione, che ne chiede le dimissioni da presidente del Sejm.

Come mai, si chiedono in tanti, una notizia del genere viene fuori dopo sette anni? Radek ha risposto che «quelle battute surreali» sono diventate significative solo dopo la crisi georgiana e l’annessione della Crimea. A rincarare la dose, anche l’attuale premier polacco Ewa Kopacz che si è detta alquanto «sorpresa» che un ministro della repubblica abbia tenuto per se queste informazioni così a lungo. «Non tollererò più questo tipo di comportamento», ha detto la Kopacz in un’altra conferenza stampa, scusandosi con i giornalisti a nome di Sikorski. Intanto, l’ex presidente georgiano Saakashvili ha dichiarato all’emittente polacca Tvn24 di essere al corrente di tutto ciò: «Tusk mi aveva detto di Putin, ma pensava fosse uno scherzo». A proposito di Tusk, che adesso siede a Bruxelles in qualità di «Mr. President» della Ue, ancora non ha rilasciato dichiarazioni in merito. Sta di fatto che, a meno di clamorose sorprese, non esiste una registrazione audio dell’accaduto. Di sicuro, il tandem Tusk-Sikorski ha fatto una pessima figura, l’ennesima dopo il terremoto del tapegate.