Banche nell’occhio del ciclone. Sia quando ha parlato il presidente della Bce Mario Draghi, ricordando tra l’altro che da gennaio la rete di protezione della Banca centrale europea non ci sarà più, sia quando hanno parlato i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi di Maio, i banchieri italiani devono aver capito che per gli istituti di credito, a questi livelli di spread, il futuro è nebuloso, pieno di incognite e con preoccupanti prospettive di ingenti perdite patrimoniali. Un quadro assai grigio – dicono negli ambienti finanziari – che si scaricherà senza pietà sull’economia reale attraverso una possibile stretta creditizia. «Altro che crescita all’1,5%», commenta un banchiere milanese.

A proposito delle banche «sotto spread» Draghi è stato netto: «Non ho la palla di cristallo, se sarà 300, 400 o quant’altro. Certamente questi bond sono nel portafoglio delle banche, se perdono valore intaccano il capitale». «Cosa si può fare in una situazione che ha già messo sotto stress il settore bancario?» si è chiesto Draghi. In primo luogo «abbassare i toni ed evitare di mettere in discussione l’architettura dell’euro. E adottare politiche che riducono lo spread». Come dire al governo Lega-M5S: «Smettetela di fare politiche in deficit e le banche saranno sollevate dalla zavorra».

Peccato che nel governo alberghino idee radicalmente diverse dai «consigli» forniti da Draghi. Nei progetti sovranisti non è affatto esclusa la tentazione di un ritorno al passato, quando i principali istituti bancari (Comit, Credito Italiano, Banca di Roma, le cosiddette Banche di Interesse Nazionale) erano controllati dallo Stato attraverso l’Iri, così come non è mai stata accantonata, tanto per fare un esempio, l’ipotesi che il Monte dei Paschi di Siena venga nazionalizzato. Eloquente, a proposito del possibile intervento sul sistema bancario in caso di crisi, la disponibilità espressa da Salvini, a «ricapitalizzare le banche in caso di un forte aumento dello spread. Se serve noi ci siamo», dice il leader leghista». Cauto Di Maio: «La ricapitalizzazione può avvenire in tanti modi. In questo momento posso dire che sulle banche siamo molto vigili». E il sottosegretario 5S all’economia Alessio Villarosa chiosa: «Siamo pronti a intervenire anche se non con un aiuto pubblico».

Ma è davvero giustificato l’allarme lanciato da Draghi? Tutti gli analisti concordano su un punto: lo spread, se permane a quota 300 e oltre per un lungo periodo, come avviene ormai da qualche mese, intacca seriamente gli assetti patrimoniali. Qualche esempio? Se si spulciano i documenti della semestrale di Banca Intesa, la principale banca italiana, si scopre che l’aumento dello spread ha pesato sui conti del gruppo, andando ad erodere il suo capitale di prima qualità (Core Tier 1), di 35 punti base. Le Generali, il più grande gruppo assicurativo italiano, hanno comunicato un abbattimento del patrimonio di 1,33 miliardi di euro a causa dello stesso motivo. E anche istituzioni più piccole, come Fineco Bank nel mondo creditizio e Sara in quello assicurativo, hanno indicato a fine estate che lo spread ha avuto effetti deleteri sui bilanci.

La cosa preoccupante è che non si tratta solo di un gioco contabile. Bilanci in regola consentono alle banche di prestare denaro a famiglie e imprese, bilanci stracolmi di titoli sotto spread hanno come effetto di indurre gli istituti di credito a chiudere i rubinetti. E le banche italiane hanno nelle loro pance ben 353 miliardi di euro di titoli di Stato nazionali e le assicurazioni 315 miliardi.