La nazionale italiana femminile di calcio non partecipa ai mondiali da venti anni e nel nostro paese nessuno se n’è accorto. Quando due anni fa, il sogno della nazionale azzurra maschile si infranse contro la Svezia, per la mancata qualificazione ai mondiali di Russia 2018, vi fu un dramma nazional-popolare e l’Italia divenne un unico Bar Sport. Oggi il mondo del calcio maschile, tanto aggrovigliato su se stesso, guarda con apparente curiosità alle azzurre che partecipano ai mondiali di calcio femminili, che avranno inizio il 7 giugno in Francia e si concluderanno con la finale a Lione il 7 luglio.

La curiosità si è alimentata in particolare negli ultimi mesi, quando circa 40 mila persone hanno assistito a fine aprile alla partita Juventus-Fiorentina femminile allo Juventus Stadium di Torino, per l’occasione la società bianconera decise di aprire i cancelli gratis, poca cosa rispetto a quello che era accaduto qualche settimana prima in Spagna, dove settantamila persone paganti avevano riempito le gradinate per assistere all’incontro di calcio femminile Atletico Madrid-Barcellona. Dietro l’atto simbolico di aprire i calcelli gratis e far giocare la squadra femminile bianconera allo Juventus Stadium, vi è la decisione, risalente a due anni fa, della Federcalcio di sollecitare le società di serie A a dar vita anche alle corrispettive squadre femminili. Il capitano delle azzurre e della Juve femminile neocampione d’Italia, percepisce uno stipendio di 5 mila euro e ha avuto in regalo la 500 di casa Fiat, briciole se confrontato con quanto guadagna un giocatore professionista, per non parlare del bianconero Ronaldo. Il movimento calcistico femminile in Italia conta appena 24 mila tesserate, dalle bambine alle professioniste. Se il coinvolgimento di base è circoscritto a un numero così limitato, la nazionale femminile non può che occupare postazioni lontane dalle prime squadre che si contendono le principali competizioni internazionali.

La Fifa, il massimo organismo del calcio mondiale, colloca le azzurre al quindicesimo posto nel ranking internazionale.La parte del leone la fa la nazionale femminile degli Usa, detentrice del titolo conquistato agli utimi mondiali disputatisi in Canada nel 2015, una squadra che si è laureata campione mondiale per ben tre volte sulle sette edizioni fin qui disputate. La nazionale femminile Usa ha vinto quattro ori olimpici, dieci Algrave Cup, prestigioso torneo internazionale di calcio femminile, che si gioca in Portogallo ogni anno e per ben sette volte si è aggiudicato il Concaf Women’s Gold Cup, negli Stati Uniti equivalente ai nostri Europei di calcio. Le calciatrici americane sono molto attive nella lotta per la rivendicazione dei diritti, sostenute da tempo dal sindacato mondiale dei calciatori (Fifpro) del cui direttivo fa parte anche l’ex calciatore della Roma Damiano Tommasi, in qualità di presidente dell’Aic, l’associazione nazionale dei calciatori.

Gli altri titoli sono stati conquistati dalla Novergia nel 1995, dalla Germania nel 2003 e nel 2007 e infine dal Giappone nel 2011.Le azzurre, guidate da Sara Gama, ragazza di colore che con la fascia al braccio guida anche la squadra bianconera, esordiranno il 9 giugno a Valenciennes contro l’Australia, poi ci aspettano il Brasile e la Giamaica, prima di passare agli ottavi, se i risultati saranno positivi. Per le azzurre sarà dura primeggiare tra le ventiquattro squadre che si presentano in Francia, ma la vetrina internazionale le spingerà a dare il massimo. Anche i risultati raggiunti per la qualificazione ai mondiali fanno ben sperare: “Siamo consapevoli che il livello ai mondiali sarà alto e che vi saranno squadre fortissime”, dichiara l’allenatrice della nazionale Milena Bertolini, insegnante di educazione fisica e preparatrice atletica con un lungo passato come calciatrice, prima di approdare sulla panchina dell’Hellas Verona e del Brascia femminile.

Subentrata nel 2017 ad Antonio Cabrini, campione del mondo del 1982. “ Sappiamo che non sarà facile in Francia, ma andiamo con l’intento di esprimerci al meglio, le ragazze della nazionale hanno grandi valori e grandi qualità, un aspetto da non sottovalutare”, conclude speranzosa la commissaria tecnica della nazionale italiana femminile.Per quanto le parole di Milena Bertolini facciano ben sperare, occorre una promozione del calcio femminile a vari livelli se si vogliono raggiungere risultati come quelli della Germania. Non è un caso che la nazionale tedesca abbia conquistato due titoli mondiali, risultato di un ampio movimento calcistico che coinvolge nei campionati oltre duecentomila ragazze.Una politica realizzata grazie ai dieci milioni di euro stanziati dalla Federcalcio tedesca.

In Italia il movimento calcistico femminile, che conta meno di 25 mila tesserate, gode di appena quattro milioni di euro, stanziati dalla Figc. Il montepremi stabilito dalla Federcalcio tedesca in caso di conquista del titolo mondiale è identico per entrambe le nazionali, femminile e maschile. Il risultato di questa politica è che la Germania contende il primo posto agli Usa nel ranking Fifa, mentre il terzo e il quarto posto sono occupati dall’Inghilterra, che conta 102 mila tesserate e dalla Francia che ha 118 mila calciatrici impegnate sui campi d’Oltralpe. Sono queste quattro le squadre che potranno contendersi il mondiale.L’Australia è una squadra matura e in crescita, potrebbe rappresentare la sorpresa del torneo e insidiare le pretendenti al titolo Usa e Germania.

Il Brasile invece è ben collaudato con calciatrici di buone capacità, ma nel complesso è in calo rispetto al passato. La Giamaica è alla sua prima esperienza mondiale, la vera sorpresa potrebbe essere il Giappone, classificatasi al primo posto nel girone riservato alle squadre dell’Asia. Nei mesi precedenti, l’effluvio di retorica misto a entusiasmo per la qualificazione dell’Italia e per il pubblico presente allo Juventus Stadium in occasione di Juve-Fiorentina, ha spinto i dirigenti della Federcalcio, nei cui posti chiave ci sono solo uomini, a fare grandi dichiarazioni d’intenti sullo sviluppo del calcio femminile in Italia e sulla necessità di un professionismo anche tra le donne. Staremo a vedere se si tratta di dichiarazioni di facciata oppure davvero si vuole imitare Germania, Inghilterra e Francia. In tal caso bisogna mettere mano al portafoglio e passare da quattro a dieci milioni per consentire anche alle donne italiane di fare gol.