Il fidanzato l’ha cacciata, la madre non la vuole più vedere, Parigi, la sua città dove è tornata da poco è diventata estranea, senza un soldo né un lavoro – ma, come le grida la madre non ha mai fatto nulla – a Paula è rimasto solo il bellissimo gatto e un cappotto rubato al pronto soccorso dove l’hanno ricoverata mentre urlava senza controllo. Poteva diventare l’ennesimo ritratto di una «giovane donna» nel mezzo di un crollo nervoso, invece Léonor Seraille riesce a rendere la sua eroina fragilmente spaesata un personaggio che dialoga con la precarietà non solo sentimentale del nostro tempo.

 

 

Caméra d’or lo scorso anno a Cannes Jeune femme, questo il titolo originale di Montparnasse Femminile Singolare, attraversa tutti i possibili passaggi (e stereotipi) di una condizione, quella della protagonista, all’improvviso spiazzata rispetto al mondo, riuscendo a infondervi una nuova e imprevedibile vitalità. Serraille (anche sceneggiatrice) dà alle parole corpo, umori, spessore con grande libertà, grazie anche alla complice presenza della magnifica protagonista, Laetitia Dosch.

 

Musa del compagno fotografo, Paula a diventa di colpo invisibile, costretta a lavori saltuari, baby-sitter o commessa in un centro commerciale, a dormire in uno sgabuzzino, a rispondere a improbabili annunci, tra continui inciampi, monologhi, eccessi emozionali. Ma quella che potrebbe essere solo fine di un amore diventa una lotta, una sorta di apprendistato in cui anche i passi «sbagliati» sono una forma di resistenza, la rivendicazione di scegliere una vita propria.