L’impressione è che per l’ennesima volta si stia perdendo un’occasione. Il solo parlare di elezioni anticipate fa sì che venga accantonata la riforma della cittadinanza che potrebbe cambiare la vita di circa un milione di ragazzi figli di immigrati nel nostro paese. Il testo è fermo da un anno in un cassetto della Commissione Affari Costituzionali del Senato, bloccato dall’ostruzionismo della Lega ma soprattutto dalla poca volontà del Pd che dopo aver fatto della riforma un suo cavallo di battaglia sembra averla scaricata senza pensarci troppo una volta che l’ipotesi delle urne si è fatta più concreta. «Non ci sono più scuse. La legge può andare direttamente in aula ed essere approvata» dice Filippo Miraglia dell’Arci. «I motivi per cui non si fa sono tutti politici» gli fa eco Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra italiana al Senato che annuncia un’iniziativa per chiedere, come previsto dal regolamento di Palazzo Madama, di far votare subito il provvedimento dall’aula.

Sono state le associazioni che danno vita al cartello «L’Italia sono anche’io» (Acli, Arci, Caritas italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca, Legambiente, Libera, Migrantes, Tavola per la pace, Ugl e Uil) a dar voce in una conferenza stampa al Senato alle preoccupazioni per il futuro della riforma. Approvato un anno fa dalla Camera, del testo non si è più avuta notizia una volta arrivato in Commissione Affari costituzionali nonostante l’impegno della relatrice, la senatrice dem Doris Lo Moro. Il Pd aveva assicurato di velocizzare i lavori una volta superato l’ostacolo del referendum costituzionale, ma l’esito delle urne ha spinto per l’ennesima volta il provvedimento in secondo piano. «Ora la riforma è stata calendarizzata, ma specificando che si potrà discutere solo se sarà terminato l’esame della commissione. E’ un espediente per evitare di discutere la legge» prosegue De Petris. Da qui la decisione di portare l’esame del testo direttamente in aula. «Per chi come me è stato eletto nelle liste del Pd lo stallo in cui si trova la legge è ancora più amaro» spiega il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani del Senato. La mancata approvazione del testo, prosegue Manconi, «è un atto di autolesionismo che, attraverso la classe politica, la società realizza ai propri danni mantenendo ai margini quegli italiani non cittadini».

Cosa questo significhi lo spiega Paula Baudet Vivanco, di «Italiani senza cittadinanza». «Non c’è vita finché non hai la cittadinanza. Noi creiamo in Italia, studiamo in Italia, facciamo democrazia ma non possiamo neanche votare». Per spingere il Senato, dalla prossima settimana sono stati programmati del flashmob ogni mercoledì in piazza del Pantheon per poi finire il 28 febbraio con una mobilitazione nazionale «con tante famiglie straniere, ragazzi e militanti antirazzisti».