L’operazione Triton non sostituisce Mare Nostrum e i migranti continueranno a morire moriranno nel Mediterraneo finché i Paesi Ue non avranno organizzato una vera operazione congiunta di ricerca e salvataggio. L’allarme è stato lanciato da un’appello Amnesty International, l’associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e Medici Senza Frontiere alla vigilia del lancio dell’operazione Triton, coordinata dall’agenzia europea Frontex, che nelle intenzioni del governo italiano dovrebbe sostituire l’italiana Mare Nostrum.
Contro la decisione del governo Renzi si è schierato ieri un vasto cartello di associazioni: Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Save The Children Italia, Arci, oltre a Cgil e Uil, Acli e le Chiese Evangeliche. Terminare Mare Nostrum è «un gravissimo errore», e va ripensata. «Se Mare Nostrum chiude – ha spiegato Filippo Miraglia dell’Arci – i morti si moltiplicheranno». Triton, hanno detto, ha obiettivi diversi: «opererà solo in prossimità delle acque territoriali italiane, svolgerà un’azione non di soccorso ma di controllo delle frontiere e non è quindi assimilabile a Mare Nostrum».

Un’operazione che «non fermerà né le partenze né le stragi, i viaggi continueranno ma in condizioni ancor meno sicure». Le organizzazioni chiedono al governo «di non cedere alle spinte demagogiche e xenofobe e di proseguire con la missione, rafforzando la pressione politica sui partner europei affinchè contribuiscano a mantenerla in vita e a sostenerla economicamente». «Costa solo 110 milioni di euro all’anno, 9 milioni al mese» ha detto Vera Lamonica della Cgil, che ha chiesto «più coraggio» al governo. Giuseppe Casucci, della Uil, sostiene che «l’Italia non può permettersi un’altra strage come quella di un anno fa». Tra le adesioni a questo appello ci sono anche Andrea Camilleri, Ascanio Celestini e Carlo Feltrinelli.

«Non importa come è presentata – sostiene Nicolas Beger, direttore dell’ufficio delle istituzioni europee di Amnesty International- Triton non è un’operazione di ricerca e soccorso. Mentre il mondo affronta la peggior crisi di rifugiati dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Unione europea ei suoi Stati membri devono urgentemente e collettivamente assicurare operazioni per cercare e salvare migranti». Per Beger «vi è stata una spaventosa mancanza di risposte comuni nella ricerca e salvataggio da parte degli Stati Ue. Triton è una chiara testimonianza della preoccupazione degli Stati di proteggere più le frontiere che le persone».

L’appello congiunto di Amnesty International, Asgi e Medici Senza Frontiere paventa anche il rischio «di rivedere tragedie come quelle vissute il 3 ottobre 2013 a Lampedusa è molto alto. Non sarà l’arrivo della cattiva stagione a porre fine ai conflitti senza quartiere in Libia, all’instabilità nella regione Saheliana, alla guerra in Siria e alle violenze in Iraq. Non sarà l’inverno a far venir meno il bisogno disperato di fuggire dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione». «Oggi non ci sono alternative sicure per cercare protezione internazionale in Europa, la via del mare è l’unica opzione per migliaia di persone, vittime di violenza e torture, persone disabili, donne e bambini. Operazioni di ricerca e soccorso limitate alle acque sotto la giurisdizione italiana metteranno a rischio migliaia di vite, se le aree di mare aperto non saranno pattugliate attivamente».