«In relazione all’area casertana e salernitana, per la prima volta saranno sottoposti a controlli mirati da parte delle Asl le fasce della popolazione straniera che torneranno al lavoro con la riapertura delle aziende»: il riferimento del presidente della regionale Campania, Vincenzo De Luca, è ai braccianti agricoli di Terra di Lavoro e della Piana del Sele. Palazzo Santa Lucia ha stanziato 360mila euro per «interventi di assistenza integrata, cura e trattamento al fine di salvaguardare la salute dei migranti» delle due zone agricole. Le aziende hanno bisogno di manodopera visto che i lavoratori dell’est Europa non sono rientrati a causa delle frontire bloccate per il Covid-19.

IL 5 APRILE De Luca aveva presentato il Piano socio sanitario per affrontare l’emergenza pandemia, una sezione era dedicata proprio ai braccianti migranti: 3.748.880 euro totali per interventi che includono anche «sistemazione di immobili destinati al temporaneo alloggio degli immigrati, (1.473.000 euro); acquisizione di servizi di trasporto per supportare la mobilità, contrastando il rischio di contagio tra i lavoratori (350mila euro)». Gli interventi su alloggi e trasporti per ora non si sono visti.

«NELLA PIANA DEL SELE non si è mai smesso di lavorare – spiega la segretaria generale Flai Cgil di Salerno, Giovanna Basile -. Ci sono circa 8mila braccianti migranti che vivono in modo stabile, in 3mila non hanno il permesso di soggiorno. Fino al 30 giugno si raccolgono le fragole nelle serre, le aziende danno mascherine e guanti, si lavora una fila sì e una no per rispettare il distanziamento».

Vivono in appartamenti ma molti sono fatiscenti, nella zona di Campolongo ci sono baracche con l’amianto. Il trasporto è un problema: la legge 199 del 2016 contro il caporalato prevede protocolli tra enti pubblici e aziende per istituire un servizio sicuro, in modo da togliere un’arma agli sfruttatori ma non è mai stato applicato. Adesso toccherà al prefetto verificare gli spostamenti su mezzi privati per evitare eventuali contagi.

E POI CI SONO LE PAGHE: «Il lavoro in nero colpisce chi non ha il permesso di soggiorno ma c’è anche il grigio: 25, 28 euro a giornata per la raccolta di pomodori diventano 20 euro per i clandestini. Per le fragole la busta paga prevede 54 euro invece ne danno 30, 32 euro. La piattaforma per il rinnovo dei contratti dorme, dobbiamo attivare la rete agricola di qualità per cambiare il sistema e mettere in campo finalmente un efficace protocollo di legalità».

DA CASTEL VOLTURNO la popolazione migrante si sposta per la raccolta del pomodoro a Foggia e Lecce, per le arance a Rosarno, poi torna ad aprile quando si preparano le piantagioni di pomodoro e si raccolgono fragole (il 6% dell’intera produzione nazionale), insalata, rucola. Anche nel casertano gli interventi su alloggi e trasporti non si sono visti finora. «Sono migliaia di persone che vivono qui, non sono censiti, nessuno li riconosce e, per questo, subiscono il capolarato», spiega il segretario generale della Flai Campania, Giuseppe Carotenuto.

«Il sottosalario è molto diffuso – prosegue -. Si va da un minimo di 20, 25 euro e ti devi pagare anche il trasporto fino ai 30, 34 euro quando la paga sindacale è almeno 40 euro. Nella grande estensione terriera è quasi tutto così. Inoltre, nel casertano l’intermediazione illecita è molto più diffusa rispetto alla Piana del Sele, dove le coltivazioni sono di fascia più alta. Siamo preoccupati sia per le condizioni in cui lavorano che per il sovraffollamento nelle abitazioni».

IL COVID-19 non ha cambiato le condizioni di sfruttamento tanto che i braccianti migranti sono ancora costretti a raggiungere le aziende stipati in decine, uno attaccato all’altro, all’interno di furgoni che non rispettano alcuna norma di sicurezza. «Chiediamo la regolarizzazione dei migranti presenti nel paese – conclude Carotenuto -. Senza permesso di soggiorno i lavoratori delle campagne non si possono assumere, così si lascia spazio al caporalato e allo sfruttamento degli imprenditori. La sanatoria è necessario che venga fatta subito».